venerdì 24 giugno 2011

Il "prestigioso" danno all'Italia

Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha dichiarato, poco fà, che Mario Draghi, in ragione dei suoi meriti personali (bontà sua) e grazie all'opera del governo (SIC!), è stato nominato Presidente della BCE.
In realtà, è incredibile che una candidatura, accompagnata dal prestigio di cui gode in tutta Europa l'italiano, abbia avuto tante difficoltà ad ottenere successo. Il problema, probabilmente, è stato determinato dall'assoluto dilettantismo con il quale è stata condotta l'intera vicenda: le dichiarazioni avventate, indebite ed inopportune, di Silvio Berlusconi e del Presidente francese Sarkozy, in merito all'abbandono dell'incarico (estraneo ai poteri di entrambi) ricoperto, nel Consiglio dell'Istituto, dall'italiano Bini Smaghi, hanno irritato quest'ultimo. Non senza ragioni, infatti, Bini Smaghi ha rivendicato la propria autonomia dai due presidenti e fatto intendere che le dimissioni dipendono, esclusivamente, dalle sue determinazioni. Ovviamente, causato l'inconveniente, è stato necessario esercitare, attraverso le più alte cariche dello Stato, tutte le pressioni possibili affinché il consigliere italiano che aveva, tra l'altro, sostenuto la candidatura di Mario Draghi, rassegnasse le dimissioni.
Secondo organi di stampa, sarebbe sopraggiunto, preliminarmente alla nomina di Draghi alla presidenza (ed a seguito di promesse, del presidente del consiglio, di prestigiosi incarichi presso la Banca d'Italia), l'impegno assunto da Bini Smaghi di dimettersi entro l'anno (tanto per rimarcare la propria autonomia da Berlusconi e Sarkozy).
Ma andiamo a vedere, attraverso la spietatezza ed obiettività dei dati, alcune altr e componenti del "prestigioso" danno che questo governo sta provocando all'Italia grazie alla sua ostinata permanenza in carica.
Il principale è scaturito dalle incaute dichiarazioni rilasciate, dopo le sonore "bastonate" riportate alle urne, da autorevoli esponenti dell'attuale maggioranza parlamentare.
L'intenzione di procedere, costi quel che costi (agli italiani), ad una manovra fiscale che ha come presupposto la riduzione della pressione fiscale, ha "innervosito" i mercati. Le Agenzie di ratings hanno subito "ordinato" degli altolà (mettendo sotto osservazione i comportamenti), minacciando il un declassmaneto del grado di affidalità del Paese e, a cascata, di quello delle grandi imprese pubbliche e degli istituti bancari. Il tutto ha avuto, oggi, come prevedibile, pesantissime ripercussioni sulle quotazioni in borsa dei titoli di questi ultimi.
Lo spread fra i titoli del debito italiano e quelli del debito tedesco è al massimo livello (oltre 220 punti) da quando è stato creato l'euro.
L'irresponsabile opposizione della Lega Nord al decreto che avrebbe consentito la distribuzione, sull'intero territorio nazionale, della spazzatura accumulata nelle strade di Napoli, sta creando un'emergenza sanitaria e potrebbe causare l'insorgenza di epidemie pericolose per l'intera cittadinanza italiana.
L'estrema precarizzazione del lavoro e gli insulti alle vittime (da parte di un ministro della Repubblica) sono l'indice di una situazione fuori controllo.
L'intervenire militarmente in un Paese confinante e non saper prevedere né, tantomeno, prevenire l'inevitabile fuoriuscita di profughi, dimostra preoccupanti deficit nelle strategie e nell'attività di governo.
La "inspiegabile" perdita, da parte della RAI, delle trasmissioni di maggior ascolto, unita alle ventilate ipotesi di aumento del canone, fanno riflettere sui meriti dell'attuale direzione dell'Ente pubblico e, soprattutto, sull'applicazione del criterio meritocratico sull'operato dei manager che la compongono.
L'elenco potrebbe, purtroppo, continuare a lungo. Quanto sommariamente riportato, però, è sufficiente a farci chiedere se il Presidente della Repubblica, anche alla luce dei risultati delle recenti consultazioni popolari e, in particolare, dei referendum che hanno bocciato, incontrovertibilmente, progetti essenziali del programma del governo, debba continuare ad astenersi dall'intervenire.

mercoledì 22 giugno 2011

Il voto di fiducia sul Decreto Sviluppo e la tenuta del governo

L'esito delle votazioni sulla fiducia, chiesta alla Camera dei Deputati dal governo, sul c.d. "Decreto Sviluppo", ha evidenziato una situazione prevista ma, non per questo, meno preoccupante. C'é un buon numero di Deputati che, pur di completare la legislatura ed assicurarsi il diritto alla pensione di parlamentare della Repubblica, è disposto a lasciar "spegnere" mestamente l'Italia.
Lo spauracchio di una mancanza di alternativa a questo governo, così come il ventilato pericolo dell'aggressione della speculazione finanziaria internazionale in caso di caduta dell'attuale esecutivo, sono state smentite dalle contemporanee dichiarazioni di una delle tre agenzie di rating (Fitch Ratings).
L'affidabilità dell'Italia non sarebbe collegata alla tenuta del governo, bensì alla coerenza ed alla serietà con le quali, indipendentemente dal governo che sarà alla guida del Paese, verrà dimostrata la reale volontà di attuare la manovra di rientro dei 46 miliardi di euro nel prossimo triennio.
Evocare, quindi, l'attenzione delle agenzie di rating e dei mercati internazionali, ha rappresentato, per l'attuale primo ministro, un ulteriore boomerang.
E' proprio questo governo, infatti, che, nel disperato tentativo di riconquistare un qualche consenso nel Paese, può rappresentare un pericolo per l'Italia e l'occasione, per la speculazione internazionale, di scatenarsi contro l'Italia.
L'annunciata riforma fiscale, con relativo (seppur effimero) "taglio" delle imposte, suonerà (come, peraltro, è stato preannunciato) come un richiamo irresistibile per le stime al ribasso delle Agenzie di rating che hanno già posto sotto particolare osservazione l'Italia e le imprese pubbliche di maggiore rilevanza.
L'alternativa, ad esecutivo invariato, sarà assistere all'ennesima pantomima nella quale vengono assicurati miracoli per poi produrre il nulla oppure subire il massacro sociale di misure insignificanti che, comunque, graveranno sulle disastrate situazioni degli strati più poveri della popolazione e provocheranno un declassamento del livello di affidabilità del Paese con tutte le annesse e connesse conseguenze.
Il miagolio della Lega espresso a Pontida (dove ci si attendeva un ruggito seppur rauco) ed il guaito espresso in risposta dal sindaco di Roma e dalla governatrice della Regione Lazio, fanno propendere per la prima ipotesi.
Aumenterà la propaganda e la violenza contro il dissenso, così come, con l'ausilio di coloro che puntano a maturare la pensione, andrà a buon fine qualche misura in tema di giustizia che salvi dai processi Silvio Berlusconi e non solo lui (secondo quanto sembra emergere dalle indagini sulla c.d. P4, saranno in molti ad essere interessati a "spuntare" ulteriormente gli strumenti di indagine dei quali si avvalgono i Pubblici Ministeri).
L'unica possibilità che l'opposizione ha per portare l'Italia al di fuori di questo "pantano" è quella di essere compatta, indipendentemente dal percorso sviluppato finora, nel contrastare tutte le misure necessarie ad introdurre la riforma federale in Italia.
I cittadini devono essere chiamati ad esprimersi, attraverso il referendum costituzionale consultivo, sull'introduzione del federalismo fiscale.
Nessun patto che preveda, in cambio della riforma elettorale, l' introduzione del senato federale, deve essere garantito alla Lega Nord.
Se intende consumarsi nell'attuale governo si accomodi pure. L'incapacità di trasformarsi in partito di governo è evidente a tutti gli elettori. I Milanesi, che, quanto a pragmatismo sono imbattibili, hanno colto la sostanza di un movimento che, oltre ad esaurire la propria spinta propulsiva, ha mostrato tutti i propri limiti ed hanno lasciato, ad una sparuta minoranza di "secessionisti" padani, il desiderio di essere "governati" dall'improvvisata armata Brancaleone del Senatùr.

domenica 19 giugno 2011

Il valore della solidarietà e la capacità di Governo

Una piccola riflessione. La Lega Nord ha bloccato il provvedimento del governo che avrebbe permesso alle autorità locali, attraverso trasferimenti della spazzatura che seppellisce Napoli sull'intero territorio nazionale, di avere il tempo per organizzare una strategia efficace.
Forse la Lega, dopo tanto abbaiare contro il meridione d'Italia, non si poteva permettere di accogliere i rifiuti partenopei o, forse, seguendo calcoli di basso livello ha pensato anche di poter mettere in difficoltà il nuovo Governo della città guidato da Luigi De Magistris. Quello che, senza ombra di dubbio, ha dimostrato è di essere priva di senso dello Stato ed incapace di risolvere i problemi reali della gente. Si tratta di una forza capace di critiche sommarie ma assolutamente incapace di qualsiasi contributo costruttivo.
Non è superfluo ricordare, comunque, che Renato Soru, ex governatore della regione Sardegna, ebbe il coraggio di sfidare l'impopolarità, pur di aiutare la Regione Campania e fece trasportare, sulla propria amata terra, i rifiuti napoletani.
Il Ministro Maroni, della Lega Nord, dopo essersi fatto cogliere impreparato (nonostante l'Italia aderisse all'intervento in militare in Libia) dal flusso, all'inizio modesto, di immigrati dal nord-Africa ed aver ampiamente dimostrato l'incapacità nell'arrestare e/o governare il fenomeno, avendo, peraltr, creato tensioni internazionali con Paesi aderenti all'Unione, non ha trovato di meglio che inviare migliaia di immigrati nella Regione Puglia. Il "tacco" d'Italia ha dato lezione, ad un governo improvvisato e dilettantistico, di maturità, solidarietà ed organizzazione.
L'isola di Lampedusa, peraltro, ha dovuto sopportare gli effetti di tardivi ed insufficienti interventi governativi e sta scontandone, tutt'ora, le ripercussioni sulla stagione turistica.
Forse i campi da golf e le impossibili zone franche, promesse dal presidente del consiglio, se non saranno capaci di restituire "ossigeno" all'isola, saranno, almeno, sufficienti a riportare, sui volti dei suoi abitanti, il "sorriso".

Il Sospetto

Si è concluso l'atteso raduno di Pontida 2011.
Secondo i presupposti, si è trattato di uno spettacolo piuttosto desolante che, al di là di qualche rauco e volgare ruggito del leader e della contabilità delle presenze lasciata all'affidabile "Trota", ha dimostrato le difficoltà nelle quali si dibatte il movimento e le divisioni interne che appaiono sempre più marcate.
Qualche velata "minaccia" distribuita ora al ministro dell'Economia, ora al Presidente del Consiglio e qualche insulto ai giornalisti, hahho rappresentato l'attuale "muscolarità" della Lega.
In realtà sembra che la Lega stia meditando, al di laà delle dichiarazioni, lo "strappo" possibilmente da imputare ad altre forze. Sarebbe difficile, infatti, trovare una spiegazione diversa alla ripetuta volontà di alcuni dirigenti di trasferire alcuni ministeri al Nord. E' di tutta evidenza che si tratterebbe di una manovra, dal valore esclusivamente propagandistico (pro-bottega per la Lega) che comporterebbe delle ulteriori significative (forse insostenitbili) spese per le esauste casse dello Stato. Dopo aver fatto gettare inutilmente agli italiani, padani compresi, trecento milioni, nel tentativo di far fallire i referendum, ora si preparerebbero a far spendere, senza plausibile ragione, altro denaro.
In
L'idea è che la Lega abbia capito di non essere un partito di governo. Forse, con alcuni dei suoi uomini migliori, potrà amministrare qualche comune che non abbia le casse vuote ma, certamente, ha dimostrato di non avere le capacità di governare un Paese soprattutto quando quest'ultimo naviga in acque difficili.
Meno che mai, poi, è in grado di gestire i rapporti internazionali.
Il fiuto del leader padano, quindi, deve averlo indotto a ritenere che sia più facile ottenere qualche risultato (il federalismo in particolare) ritornando in una posizione di opposizione forte e lasciando la gestione della crisi ad altre forze.
Fra il patetico e l'esilerante sono le dichiarazioni della Regione Lazio Renata Polverini che aveva preannunciato, in caso la Lega avesse insistito nel proposito di trasferire dei ministeri al Nord, l'intenzioni di "mettersi di traverso". L'idea che aveva suscitato è che, come quando due esponenti del governo locale avevano manifestato l'intenzione di passare dalla sua lista al PDL, che fosse pronta a rassegnare le dimissioni dal partito. Invece, udite, udite, ha "minacciato" di lanciare una raccolta di firme per il mantenimento dei ministeri a Roma.
Vero è, che si devono apprezzare i progressi. In precedenza, quando il "capo" della Lega aveva insultato Roma, lo aveva imboccato con i rigatoni alla pajata e la coda alla vaccinara. Ad maiora.

sabato 18 giugno 2011

L'Italia peggiore e quella migliore. Indagini su fallimenti e successi

Il ministro Renato Brunetta ha definito la d.ssa Maurizia Russo Spena (figlia dell'ex senatore di Rifondazione Comunista Giovanni) di anni 39, precaria, aderente alla "Rete dei Precari della Pubblica Amministrazione", ricercatrice (con contratto interinale) da 15 anni (non ha mai fruito dei permessi per maternità), due Lauree di cui una conseguita all'estero, insegnante nei master universitari, madre di tre figli, percepiente uno stipendio di 1800 euro mensili, l'Italia peggiore. Il ministro ha, poi, aggiunto che si tratta di un'esponente della "casta romana" e, in un intervista rilasciata a Luca Telese de "il Fatto quotidiano" "Studierò nelle loro biografie per dimostrare il loro fallimento personale".

Domani, 19 giugno 2011, si terrà l'annuale raduno di Pontida, organizzato dalla Lega Nord. Sarà, certamente, l'occasione, anche per i sostenitori del Carroccio, per avviare un'approfondita riflessione sulla retorica e la realtà.
Sicuramente non mancherà, all'incontro, Renzo Bossi, detto "il Trota", figlio del leader della Lega nonché alleato del PDL e del ministro Renato Brunetta.

L'evento permetterà al solerte ministro di studiare anche le biografie ed individuare i motivi del successo di:

Renzo Bossi, bocciato per tre volte all'esame di maturità (il padre Umberto ha presentato ricorso al T.A.R. contro gli insegnanti del Sud colpevoli di martoriare gli studenti del Nord), all'età di 21 anni e 6 mesi diventa il più giovane consigliere regionale mai eletto in Lombardia: un incarico prestigioso e ben remunerato, degno del curriculum (fonte:"Inganno padano. La vera storia della Lega Nord", di Fabio Bonasera e Davide Romano (La Zisa, 176 pagine, 14,90 euro).

Nicole Minetti, non famosissima per il proprio curriculum, eletta consigliere regionale alla Regione Lombardia, grazie all'inserimento nel c.d. "listino bloccato. Stipendio svariate migliaia di euro;

il compagno della ministra Vittoria Brambilla nominato (con quali competenze?) dirigente presso l'Automobil Club Italia della Lombardia (stipendio?)


Franco e Riccardo Bossi, fratello e figlio primogenito del Senatùr, percepiscono circa 12.000 euro mensili in qualità di "portaborse", rispettivamente, degli europarlamentari Matteo Salvini e Francesco Speroni.

Nel 2001,Maurizio Balocchi e Edouard Ballaman sono, rispettivamente, sottosegretario al ministero degli interni e questore alla Camera.
La signora Tiziana Vivian (ai tempi moglie del questore Ballaman) viene "cooptata" come collaboratrice al Ministero degli Interni e la signora Laura Pace, compagna del sottosegretario Balocchi, viene assunta, dopo pochi giorni, alla Camera dei Deputati (fonte: "La Casta" di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo).

(SIC!)



















mercoledì 15 giugno 2011

Iniziata la srategia dell'aggressione ai Romani

Dopo le dichiarazioni dell'On.le Giorgio Straguadagno secondo le quali sul web il centrodestra "perderebbe" perchè la sinistra sarebbe composta da molta gente che alle 14,00 va a casa e, non avendo un "c...o" da fare, si collegherebbe alla rete, il ministro Renato Brunetta spiegando, a modo suo, alla trasmissione diretta da Cruciani "La zanzara", l'episodio che lo ha visto contrapposto ad un gruppo di precari appartenenti alla "Rete dei precari del Pubblico Impiego" ha sottolineato che si trattava di lavoratori "molto Romani" che, in quanto tali, vivevano di non ben identificate rendite (di posizione?).
E' chiaro che la "nuova" strategia che intende mettere in campo la coalizione PDL-LEGA NORD- "RESPONSABILI" ripercorre la strada della denigrazione di tutto ciò che in qualche misura ricorda Roma ed i Romani. La speranza è quella di riuscire, nuovamente, a far credere che a roma vivano dei privilegiati parassiti che succhiano il sangue dei lavoratori.
Fermo restando che, mai come sotto questo governo, l'Italia ha subito l'ingiuria del clientelismo, del favoritismo e del nepotismo e che mai è stato tanto invocato e poco applicato il criterio della meritocrazia, ci piacerebbe sapere quale intenda essere la risposta del sindaco di Roma Gianni Alemanno e del Presidente della Regione Lazio Renata Polverini a tali gratuiti e provocatori insulti.
Il Partito Democratico, l'Italia dei Valori e Forza Sud (componente della coalizione di centro destra) hanno già chiesto, per gli insulti che il ministro ha rivolto ai precari, le dimissioni. Intendono il Sindaco di Roma ed il Presidente del Lazio fare altrettanto per le continue ed insopportabili aggressioni (di cui quella del ministro, che probabilmente inaugura una precisa strategia, è solo l'ultima) che Roma subisce da tempo oppure stanno meditando di invitarlo a pranzo per imboccarlo con la coda alla vaccinara?

martedì 14 giugno 2011

Un grande desiderio di partecipazione e di normalità

Gli italiani hanno partecipato, in massa, alla consultazione referendaria del 12 e 13 giugno 2011.


Il risultato ha sancito, attraverso l'abrogazione di quattro normative caratterizzanti il programma, un'inequivocabile bocciatura del governo e della sua politica.


Il ministro della difesa ha, pateticamente, chiesto agli italiani di lasciare al governo il tempo per mettere a frutto l'insegnamento ricevuto con il messaggio (elezioni amministrative+referendum) che essi hanno inteso recapitare.


Ministro Ignazio La Russa, il suo tempo politico, così come quello del governo di cui fa parte, è irrimediabilmente scaduto.


La reazione alla cocente sconfita politica e l'impressione che se ne trae sono analoghe a quelle suscitate dalle decadenti ed odiose dittature dei Paesi mediorientali alle prese con le rivoluzioni democratiche dei loro popoli.


Allo stesso modo, si è, finalmente e mestamente, conclusa la parabola di un potere arrogante e volgare.


Una Lega Nord agonizzante (il numero maggiore dei votanti ai referendum è stato registrato proprio nelle regioni del Nord) cerca, disperatamente, di "dettare agende politiche" nella speranza di recuperare un'identità credibile presso un elettorato che le ha, senza possibilità di ulteriore appello, voltato le spalle.


Il seme della paura, sul quale aveva costruito le sue effimere fortune, non attecchisce più.


La cinica schizofrenia attraverso la quale sedeva al governo ed invocava riforme radicali (senza porle in essere), come fosse una forza di opposizione, è stata smascherata.


La dimostrata incapacità di abbandonare gli slogan e di trasformarsi in un soggetto idoneo a guidare il Paese costituisce la sua pietra sepolcrale.


Nemmeno l'agognato federalismo fiscale, panacea di tutti i "torti" ed i "mali" sopportati dal Nord, alla prova dei fatti, esercita più alcun significativo appeal (soprattutto, non costituisce più un motivo valido al quale sacrificare altri diritti ed interessi).


Alla trasmissione televisiva "l'infedele", condotta da Gad Lerner su Italia 7 e andata in onda ieri (13 giugno), un alto esponente della Lega Nord ha affermato, con rinnovata e compatibile sfrontatezza, che il suo partito ha sopportato e non supportato questo governo.


E' fin troppo facile, per limitarmi a pochi esempi, ricordare, al novello trasformista padano, che il suo gruppo ha riconosciuto, con un umiliante voto parlamentare, che il premier riteneva, in occasione dell'"intervento" sulla questura, che "Ruby Rubacuori" fosse la nipote di Mubarak; che l'inutile tentativo di vanificare la consultazione referendaria, fissando una data per il voto distinta da quella delle elezioni amministrative, è costata, agli italiani, trecento milioni di euro; che i medesimi cittadini sono costretti a pagare salate multe europee per garantire, ai circa 540 allevatori, appartenenti ai Cobas del Latte (che tanto a cuore stanno alla Lega), un'ulteriore indebita proroga per il pagamento delle sanzioni conseguenti al superamento del c.d. "quote latte" (mentre ai pastori sardi, ai quali il latte è pagato come l'acqua, è stato impedito perfino di manifestare); che gli italiani saranno costretti, nella loro veste di abbonati (e finanziatori) alla televisione pubblica, a pagare le sanzioni che sono state applicate dall'Autorità di vigilanza a RAI 1 per la violazione ripetuta (culminata nel "messaggio a reti unificate" di Silvio Berlusconi) degli equilibri democratici nell'informazione, operata dal direttore Minzolini (il "direttorissimo" del premier); che, in questi lunghi anni in cui ha condiviso le responsabilità di governo, più che la meritocrazia si sono affermati il nepotismo ed il favoritismo; che, considerate anche le imbarazzanti ed autolesionistiche critiche, la c.d. legge Bossi-Fini si è rivelata essere un inutile esercizio "propagandistico-muscolare" privo di qualsiasi efficacia pratica.


Se non fosse tragica per i fatti ai quali è riferita e non venisse espressa da un ministro della Repubblica, poi, sarebbe quasi esilerante la proposta del ministro Calderoli di boicottare, a seguito del contenzioso con il Brasile relativo alla scarcerazione di Cesare Battisti (condannato in Italia per la partecipazione a quattro omicidi durante i c.d. "anni di piombo"), i mondiali di calcio in tale Paese. Non pensa, ministro Calderoli, che questo governo abbia già provocato abbastanza danni al popolo italiano? Dilettanti allo sbaraglio.


L'elenco dei fallimenti politici e dei gravi danni procurati al Paese potrebbe, comunque, essere ancora nutritissimo.


Il premier, da parte sua, dopo il ridicolo con il quale ha coperto l'Italia durante l'ultimo G8 (oltre che in quai tutte le altre occasioni in cui ha partecipato ad incontri internazionali), ha invitato gli italiani a diffidare di chi si prende troppo sul serio e non è dotato di autoironia.


In proposito, corre l'obbligo di sottolineare che c'é una notevole differenza fra l'ironia (e la satira che, questa maggioranza, ha sempre osteggiato) e la comicità pacchiana delle "comiche finali" (pur nobili nel loro genere).


L'autocelebrazione di Silvio Berlusconi quale grande statista, assimilabile ad Alcide De Gasperi, appartiene certamente al secondo genere e non al primo.

Noi Italiani siamo un popolo strano. Abbindolati per lunghissimo tempo dalle "Vanna Marchi" di turno, ci svegliamo all'improvviso, quando nessuno lo ritiene più possibile, e presentiamo il conto.



L'elemento di preoccupazione è ora costituito dai maldestri tentativi (colpi di coda) che, l'attuale e posticcia maggioranza parlamentare che occupa ed opprime il Paese, potrebbe tentare di realizzare per "recuperare" un qualche consenso popolare.


Premesso che cio che la coalizione PDL-LEGA NORD-"RESPONSABILI" ha perso non è il consenso ma una qualsiasi parvenza di credibilità, il grande rischio, al quale è esposta l'Italia, è rappresentato da misure che potrebbbero esporci agli strali dell'Europa e del Fondo Monetario Internazionale nonché alle minacciose incombenti "attenzioni" delle agenzie di rating.


Non possiamo permetterci una crisi di affidabilità internazionale economico-finanziaria.


Dobbiamo evitare che il buio, di quella che sembrava essere un'interminabile notte, ci ingoi nel suo vortice profondo.


Gli italiani hanno dimostrato di voler girare pagina. Sono finiti i tempi in cui i ministri della Repubblica insultavano e dileggiavano gli avversari politici (es. quelli della sinistra devono andare a morire ammazzati) o nei quali il capo del governo denigrava ed indeboliva (cercando di sopraffarle) le altre istituzioni (i giudici sono antropologicamente diversi e costituiscono un cancro da estirpare).


E' presente, nel Paese, un grande desiderio di partecipazione, rinnovamento e normalità (non normalizzazione).


Si potrebbe essere agli inizi di un nuovo Rinascimento nazionale.


E' importante, per questo, far tesoro delle debolezze istituzionali che sono emerse negli ultimi venti anni.


Abbiamo rischiato di veder soccombere la democrazia. Delle profonde ferite sono state inferte al tessuto sociale, culturale ed istituzionale.


E' necessario rendere inviolabili i precetti costituzionali che sono alla base del nostro vivere comune e garantire, davvero a tutti, il medesimo diritto di partecipazione alla vita pubblica ad iniziare da un equilibrato accesso a tutti i mezzi di informazione.


Proprio l'informazione, indipendentemente dalla fonte dalla quale proviene, deve garantire un misurato accesso alle diverse componenti che partecipano alla dialettica nazionale.


Il confronto politico deve essere informato al rispetto dell'avversario così come l'azione di governo deve garantire, attraverso la predisposizione di regole severe, condivise ed immodificabili ad opera delle diverse maggioranze, i diritti inviolabili delle minoranze.


I cittadini devono ritornare a poter scegliere i candidati da eleggere alle Camere (elezioni primarie e reintroduzione delle preferenze). Il sistema proporzionale, magari con una percentuale di sbarramento, appare, a mio avviso, preferibile al maggioritario.


La normativa attuale rischia di consentire ad una maggioranza di porre mano, pericolosamente, alla Costituzione, e di alterare, a proprio piacimento, le "regole del gioco" (il referendum confermativo può non costituire un antidoto efficace considerata la tecnicità delle eventuali questioni proposte).


Improcrastinabile, peraltro, al fine di garantire trasparenza sull'operato degli amministratori, a tutti i livelli, è l'introduzione dell'"anagrafe degli eletti" proposta dal Partito Radicale.


Opportuna riterrei, inoltre, la revisione dell'istituto del referendum abrogativo. Si potrebbe, in proposito, fissare, perché sia valida la richiesta, un numero più consistente di firme ed abbassare od eliminare, nel contempo, il quorum per la validità delle votazioni (in tal modo, oltre a favorire la partecipazione diretta dei cittadini alla res publica, si terrebbe conto della percentuale fisiologica di astensionisti e si eviterebbe di iscrivere, a favore della conservazione delle norme, persone impossibilitate a recarsi al voto o soggetti assolutamente non interessati al quesito).


Anche la Giustizia necessita di interventi urgenti che siano capaci di conferire efficacia alla sua azione. Essi potrebbero realizzarsi, innanzitutto, attraverso il previo monitoraggio delle carenze strutturali, organizzative e di energie lavorative di cui soffre. Dovrebbe essere possibile, inoltre, rendere più rapida la definizione dei processi, anche nel rispetto dei ruoli e delle prerogative delle parti, evitando, ad esempio, che eventuali errori procedurali, non particolarmenti significativi ai fini della salvaguardia delle posizioni processuali, possano far balenare, agli occhi attenti degli avvocati, la possibilità di procrastinare la durata dell'intero processo fino al raggiungimento della prescrizione e della consequenziale inevitabile compromissione delle legittime aspettative di giustizia delle parti lese.


E' indispensabile, poi, restituire alla Scuola pubblica un ruolo centrale nella crescita e per il futuro del Paese anche attraverso la restituzione di un'adeguata autonomia agli insegnanti nella realizzaizone dei programmi e nella formazione dei giovani.


La Scuola privata può svolgere un importante ruolo complementare e ricevere anche, in qualche limitata misura, finanziamenti pubblici, purché garantisca dei verificabili standard minimi di preparazione ed assicuri, adeguate, particolari e specialistiche attenzioni anche a soggetti svantaggiati.


E' necessario reperire, altresì, le risorse da impiegare nella ricerca condotta nelle Università e nelle Onlus, su obiettivi individuati in piani pluriennali, garantendo, al personale in essa impiegato, stabilità e serenità.


La partecipazione dei privati alla ricerca pubblica è gradita e può essere incentivata, attraverso agevolazioni fiscali. La ricerca privata può, parimenti, essere incentivata sulla base, però, dei risultati che si rivelino significativamente utili per il benessere dei cittadini.


Nel campo della difesa si deve ritornare, nel rispetto delgli impegni internazionali, ad un ruolo esclusivamente pacificatore, che sia rispettoso dei principi sanciti nella Costituzione e scritti nel cuore degli italiani.


Per quanto riguarda la sicurezza interna è necessario restituire ai corpi di polizia di Stato i mezzi per poter dimostrare la propria efficienza e la cristallina trasparenza democratica che devono avere.


La triste parentesi delle "ronde" deve essere irreversibilmente conclusa.


Alle forze dell'ordine devono essere garantiti tutti gli strumenti necessari per evitare che in Italia possano esistere "zone franche" controllate dalla criminalità di ogni tipo.


Gli stadi nei quali si svolgono eventi sportivi devono poter essere frequentati, in tutta sicurezza dai cittadini e dalle loro famiglie e, anche in essi, deve essere garantito il rispetto della legge e dei diritti.


Interessante, per combattere la piaga delle eco-mafie, potrebbe rivelarsi il progetto della ministra Prestigiacomo di una tracciabilità satellitare del trasporto dei rifiuti pericolosi.


Nel campo del lavoro, lo Stato deve ritornare a giocare un ruolo di sostegno del contraente più debole, il lavoratore, in modo di garantire un reale e sostanziale equilibrio fra le parti del rapporto.


Devono essere garantite regole trasparenti e democratiche che consentano di stabilire la reale rappresentatività delle compagni sindacali ed il loro conseguente "peso" nella contrattazione collettiva nazionale ed aziendale.


Proprio il CCNL deve garantire i minimi retributivi per tutti il lavoratori della categoria (la salvaguardia della salute e della dignità devono continuare ad essere garantite per legge) ed alla contrattazione aziendale, vigilando che non si creino formazioni di comodo per gli imprenditori (leggi "sindacati gialli"), deve essere lasciata la contrattazione sulla parte di retribuzione collegata ai risultati ottenuti dall'azienda.


Una significativa parte della retribuzione collegata alla performance deve essere pensionabile.


In base alla misura della percentuale remunerativa affidata alla contrattazione aziendale (ed alla possibilità di conferire ad essa competenza nella determinazione delle turnazioni) si devono individuare delle forme, maggiormente pregnanti, di co-partecipazione dei lavoratori alle strategie aziendali.


E' indispensabile, peraltro, aumentare (di molto) il costo orario delle prestazioni dei lavoratori assunti a tempo determinato rispetto a quello applicato alle prestazioni di quelli impiegati a tempo indeterminato e vigilare, attentamente, sull'eventuale utilizzo elusivo delle forme di lavoro "flessibile" (oltre a ridiscuterne diverse)


Proprio in questo campo, è, inoltre, opportuno rivedere l'apprendistato distinguendo le condizioni applicabili nell'artigianato rispetto a quelle impiegabili in altri settori.


Bisogna effettuare, capovolgendo la logica propagandistica e sommaria introdotta dal ministro Renato Brunetta, una netta distinzione fra il fenomeno conosciuto come "assenteismo" (accezione negativa che indica un predisposizione ad astenersi dal lavoro in violazione delle regole) e le assenze, legittime, dovute a malattia, lutto, assistenza a parenti con handicap grave, etc.


Per quanto riguarda il campo fiscale, poi, rivisitato il c.d. "patto di stabilità" e restituita la necessaria autorevolezza agli operatori del fisco (non senza introdurre controlli severi per prevenire possibili fenomeni di corruzione), si potrebbe reintrodurre il "redditometro" senza, comunque, abbandonare gli "studi di settore" e stabilire, con le categorie produttive, un accordo in base al quale, al raggiungimento di determinati obiettivi di recupero dell'evasione verrebbe collegata, compatibilmente con le esigenze di bilancio, una riduzione della pressione fiscale.


Da aumentare dovrebbe essere il livello di prelievo sulle rendite finanziarie evitando di colpire, comunque, quelle costituite dai primi investimenti ed entro un certo importo (provenienti magari dall'investimento delle liquidazioni ottenute al termine della vita lavorativa).

Da studiare nei dettagli e, probabilmente, introdurre, sarebbero, inoltre, il "quoziente familiare" invocato dall'Unione di Centro ed una nuova forma di "scala mobile" Per quanto riguarda quest'ultima, in particolare, è necessario considerare che con il sistema attuale (legato all'inflazione "programmata") solo il valore delle prestazioni dei lavoratori dipendenti non aumenta mai. Nei casi di distribuzione "meritocratica" del budget alcuni dipendenti vedono il valore della loro prestazione addirittura diminuire.

Per realizzare gli obiettivi predetti, comunque, non si potrà prescindere da un "patto" che raccolga, intorno al progetto di rinascita democratica, tutte le forze che, indipendentemente dall'orientamento politico, abbiano dimostrato di rifiutare la logica della sopraffazione e di voler competere lealmente e nel rispetto delle regole.

Mentre il ministro Umberto Bossi crea i presupposti della crisi (la cui responsabilità potrà poi imputare agli alleati) proclamando che "i suoi" (sarebbe interessante contare quanti siano rimasti) vogliono (!) lo spostamento dei Ministeri (la testa dei dicasteri) al Nord, suona la campana dell'ultimo giro (al termine del quale sarà impossibile sfilarsi "credibilmente" dall'attuale sodalizio che "governa" il Paese) di pista del governo Berlusconi e qualche politico, con un "fiuto" ancora minimamente apprezzabile, potrebbe approfittarne per salvarsi, approdando, magari, al terzo polo ed accelerare così, involontariamente, il faticoso processo di liberazione in atto.

Il "libero servo" Giuliano Ferrara, amante dei paradossi e delle sfide impossibili, sta, nel frattempo, tentando l'operazione, disperata, di convincere gli italiani che non esiste un'alternativa credibile al governo guidato da Silvio Berlusconi e che la compagine che si intravede, a seguito dei risultati elettorali delle elezioni amministrative e dei referendum, non saebbe altro che un'improvvisata somma di "fricchettoni".
Fermo restando che il tentativo non rappresenta la realtà ma un audace e vana esercitazione letteraria, condotta con discreto stile, è necessario rammentare, al direttore de "il Foglio", che agli italiani risulta chiara l'impossibilità, per qualsiasi Governo dovesse seguire quello attualmente in carica e per quanto possa essere composto da fricchettoni, di riuscire a fare peggio ed a risultare altrettanto pernicioso per il Paese.

Come potete vedere , mi sono abbandonato, purtroppo, ad alcune limitate digressioni "profane", ma credo che questo spazio debba essere utilizzato anche allo scopo di confrontare le idee per quanto approssimative possano essere.

Quello che, comunque, credo e spero riesca a trasparire è la convinzione che, se sapemo mantenere una partecipazione assidua ed attenta, sia possibile compiere il "miracolo" e riportare la nostra Italia, anche se in tempi non brevissimi, ad essere un esempio di benessere, libertà e democrazia.

giovedì 9 giugno 2011

La vera "Caporetto" è quella della Lega Nord

Stiamo, probabilmente, assistendo al "canto del cigno" della Lega Nord.

Disperatamente il partito di Bossi, non senza contrasti ed incertezze interne, sta cercando qualche argomento ed il successo in qualche "confronto muscolare" che possa costituire un segnale, per gli elettori, della sua esistenza in vita.

Il giocattolo si è rotto irreparabilmente.

Il tentativo di conciliare la riduzione delle imposte con il rigore nella tenuta dei conti pubblici è destinato a fallire. L'ipotizzato parallelo aumento della pressione fiscale indiretta, oltre a causare una contrazione dei consumi in un Paese che stenta ancora ad uscire definitivamente dalla recessione, graverebbe, ulteriormente ed insostenibilmente, sulle fasce più sofferenti della popolazione. Qualora, poi, la manovra fosse limitata ai generi di "lusso", oltre a peggiorare la competitività delle imprese che preducono nel Paese, risulterebbe scarsamente significativa.

L'operazione, comunque, si farà e lascera inutili vittime sul terreno a cominciare dai dipendenti pubblici.

La crisi della Lega Nord, infatti, non affonda le proprie radici, come i vertici del partito intendono farci credere, nella delusione degli elettori per la mancata riduzione del gravame fiscale imputato - comodo alibi - alla difficoltà economica e finanziaria internazionale, quanto, piuttosto, nel venir meno del legame che si era innaturalmente formato con la classe operaia del Nord Italia.

L'emorragia di consensi, a fronte di rosee (e cannibali) previsioni di successo, riscontrata in occasione delle ultime elezioni amministrative, è dovuta al venir meno dei voti di quegli operai, che, stanchi dell'inconsistenza e dell'inefficacia della tutela sindacale e dei partiti della sinistra, si erano illusi di poter trovare nel Carroccio un riferimento ed un baluardo capaci di metterli al riparo dai rovinosi effetti della crisi che attanaglia il Paese.

L'individuazione, poi, di un "nemico" esterno costituito, di volta in volta, dagli immigrati che sottraggono posti di lavoro o dai "parassiti" del Centro e del Sud d'Italia colpevoli dei rovesci nazionali, aveva costituito la classica "chiusura del cerchio".

Alla prova dei fatti, gli operai hanno dovuto prendere atto che la Lega Nord, inossidabile alleata di Silvio Berlusconi e del PDL, sceglie, in caso di conflitto, di sposare gli interessi di quello che, una volta, veniva definito "il padronato" e non certo i loro.

Gli esempi, a cominciare dalle imposizioni che i lavoratori hanno dovuto subire dalla FIAT (non solo, come aveva affermato Marchionne all'inizio della vicenda, a Pomigliano ma anche a Mirafiori), non mancano. Nelle "lotte" per il diritto al lavoro ed il rispetto della dignità dei lavoratori, la Lega non è mai stata con questi ultimi.

Improvvisamente, i lavoratori si sono risvegliati ed hanno capito che la loro "collocazione" era e rimaneva quella di sempre e che la difesa dei diritti e dei propri interessi passava attraverso l'autorganizzazione, l'impegno di alcune categorie della CGIL ed i sindacati c.d. "antagonisti".

E' apparso chiaro che il "nemico" non è l'immigrato, più disgraziato di loro od il lavoratore del Centro o del Sud del Paese che si dibatte con gli stessi problemi e le medesime angosce, ma quello di sempre, che mascherava, questa volta, l'egoismo e la rapacità sociale, dietro l'affermazione di agire nel loro interesse mentre, di fatto, li precipitava in una condizione analoga a quella vissuta ai primi del Novecento.

Un marginale ruolo, nel rifiuto della Lega, peraltro, può averlo giocato l'inatteso ritorno, come un boomerang, della campagna di paura che è stata alimentata negli ultimi anni.

La manifesta incoerenza con la quale il "Senatur" ha dovuto approvare, per salvare l'imbarazzante alleato e dopo aver ripetutamente invocato la "tolleranza zero" contro qualsiasi forma di illegalità, leggi che, oggettivamente, hanno riaperto (o, per quelle in itinere, promettono di riaprire) le porte delle patrie galere, senza alcun filtro, a soggetti che possono essersi macchiati di reati anche gravi e che sono potenzialmente pericolosi, non ha certo giovato all'immagine dei "duri e puri" del Nord. Nessun obiettivo, nemmeno la sbandierata panacea del federalismo, sul quale, peraltro, anche le associazioni artigiane del Nord iniziano anutrire dubbi, può giustificare gli inaccettabili compromessi cui è giunta la Lega.

Ma è soprattutto dalla ritrovata consapevolezza operaia che nasce l'insanabile crisi della Lega Nord ed è proprio per questo che, probabilmente, si rivelerà molto più grave di quella che affligge il PDL.


martedì 7 giugno 2011

Il valore della consultazione referendaria

Stiamo assistendo, in questi giorni che precedono la consultazione referendaria, ad uno stucchevole ed assurdo "risiko". Da una parte le forze a favore dei referendum, con in prima fila l'Italia dei Valori che li ha promossi insieme ad Associazioni e Comitati, che si affannano a ripetere che il voto sui quesiti non ha un valore politico e non costituisce un giudizio sull'andamento del Governo e, dall'altra, le forze dell'attuale maggioranza parlamentare che invitano ad astenersi dal voto in quanto "politicizzato".

Si tratta, a mio parere, in entrambi i casi, di posizioni ridicole ed insostenibili.

Per quanto riguarda la coalizione che invita al voto, credo, infatti, che, più che temere un'astensione degli elettori orientati verso il centro-destra (ammesso che, dopo il voto epsresso alle amministrative, si possano ancora fare distinzioni nette di questo tipo) in difesa di Silvio Berlusconi, dovrebbe evidenziare il fatto che, in caso di raggiungimento del quorum, il responso avrebbe un indubbio valore politico determinato dal fatto che la ripresa del programma nucleare italiano era parte integrante del progetto politico con il quale il centro-destra si è presentato ed ha chiesto la fiducia agli elettori alle scorse elezioni politiche e che le disposizioni sul legittimo impedimento (come altre mirate ad analogo scopo) sono state ritenute, dall'attuale maggioranza, improcrastinabili e irrinunciabili per il Paese. La vittoria dei sì avrebbe il significato di una revoca del consenso accordato tre anni fa, mentre un'affermazione dei no avrebbe il valore di una rinnovata approvazione alla realizzazione dell'iniziale programma.

Per quanto riguarda l'astensione, non ha, ed è fuorviante attribuire ad essa, il significato di una manifestazione contraria all'abrogazione delle norme oggetto del referendum.

Nel caso specifico, quindi, il mancato raggiungimento del quorum non potrebbe essere letto come una rinnovata fiducia al governo. Tale significato politico si potrebbe ottenere solo attraverso l'affermazione dei no (in particolare, al quesito sulla ripresa del nucleare e su quello che riguarda il legittimo impedimento).

La distorta lettura della partecipazione popolare al voto sui quesiti referendari è stata inaugurata, se non ricordo male, dalle alte gerarchie ecclesiastiche in occasione di altre consultazioni e, prima ancora, forse, da Bettino Craxi.

Si tratta di un bizantinismo ruvido che somma ai "no" (all'abrogazione delle norme), con eccessiva disinvoltura, la volontà di astensione, la distrazione, la mancanza di convinzioni e gli impedimenti vari (malattie, temporanee assenze per lavoro, etc.).

La Machiavellica interpretazione suscita ancor maggiore meraviglia qualora si consideri che proviene da una Fonte che, ripetutamente, condanna il "relativismo".

Come è possibile calcolare fra i contrari all'abrogazione coloro che per malattia non possono recarsi a votare? Peraltro, il quorum (50%+1), come è ovvio che sia, viene rapportato agli aventi diritto al voto, in un Paese nel quale, alle ultime elezioni politiche, che hanno registrato una grande partecipazione, ha votato l'80.5% degli aventi diritto.

Probabilmente, sarebbe opportuno modificare la legge prevedendo, magari, un aumento delle firme per la richiesta dei referendum (per esempio, 750.000 anziché 500.000) e non stabilire alcun quorum per la validità, oppure, abbassarlo al 35-40% (si terrebbe così, in qualche misura, conto dell'astensione "fisiologica" manifestata anche alle elezioni politiche). Tale riforma, favorirebbe, peraltro, la partecipazione alla vita pubblica da parte dei cittadini.

L'affermare che il voto al referendum possa essere "politicizzato", poi, è un'autentica contraddizione in termini. E' chiaro che qualsiasi voto espresso dai cittadini manifesta delle opinioni politiche. E' poprio in occasione del voto che il cittadino di un Paese democratico esprime un giudizio di sintesi su questioni che riguardano il vivere comune (e, quindi, politiche).

Ho sentito, con orrore e divertimento, alcuni mesi fa, il ministro (o, con terribile, neologismo la ministra) Maria Stella Gelmini affermare che delle critiche rivolte alla riforma da lei introdotta nella scuola avevano natura politica...... Ma il Governo ed i Ministri del Paese (il potere esecutivo) non sono incaricati e pagati per tracciare e realizzare l'indirizzo politico di uno Stato? Quale critiche si poteva aspettare, estetiche?

Ciò che, comunque, appare inaccettabile, anche da un punto di vista etico, è che sia le forze che hanno promosso la consultazione referendaria, sia quelle che ad essa si oppongono non hanno il coraggio della chiarezza e sembrano trattare i cittadini elettori da minorenni. Credo che sia necessario un maggior rispetto e, soprattutto a seguito del ritorno alla partecipazione attiva alla vita politica da parte della gente, una maggiore fiducia in questo popolo che, sollevando il giogo, dimostra di non accettare più di essere bue.

mercoledì 1 giugno 2011

La Corte di Cassazione tutela il diritto di voto degli italiani

L'Ufficio Centrale per il referendum della Corte di Cassazione ha deciso, accogliendo il ricorso dell'Italia dei Valori, appoggiato dal PD e dal WWF, chel gli italiani potranno esprimersi sulla ripresa del programma nucleare in Italia voluto dal governo Berlusconi. Secondo la pronuncia della Suprema Corte, la richiesta rimane invariata ma si applicherà alle nuove norme sulla produzione di energia nucleare introdotte con il Decreto Legge Omnibus.
I Magistrati hanno, quindi, sventato il maldestro tentativo del PDL e della Lega Nord di impedire ai cittadini di manifestaare la propria opinione. La risposta al quesito riveste una portata politica che supera decisamente quella del quesito stesso.
Non bisogna, infatti, dimenticare che la scelta del ritorno al nucleare faceva parte del programma
elettorale con il quale il centro-destra si era presentato alle elezioni politiche vinte. Una bocciatura da parte dei cittadini, quindi, significherebbe che l'elettorato ha avuto un ripensamento sul consenso accordato all'attuale governo Berlusconi.
Il Presidente della Repubblica, pertanto, dovrà considerare, dopo i risultati elettorali riportati nelle elezioni amministrative appena concluse, anche il particolare significato che rivestirebbe l'abrogazione delle norme sulla ripresa del programma nucleare ed introduttive del legittimo impedimento.