giovedì 17 novembre 2011

GERONTECNOCRAZIA


Abbiamo abdicato. Dopo qualche sparuto decennio di traballante democrazia incompiuta ci siamo arresi e abbiamo passato la mano ai “tecnici”. Sarà ora un nugolo di esperti a guidare, al posto del popolo sovrano, le scelte e le sorti del nostro Paese. Un colpo di stato silenzioso, con tanto di tappeto rosso srotolato sotto i piedi del nuovo potere. Ma si tratta veramente di un cambio di rotta capace di ribaltare le infelici vicissitudini in cui si è impantanata l’Italia? Quasi esilarante assistere ai generali commenti della classe politica che assicura i cittadini con frasi del tipo “Siamo in buone mani” o, addirittura, “Finalmente abbiamo delle personalità competenti”. Finalmente? Come se i membri dei precedenti governi italiani fossero caduti dal cielo e non selezionati e supportati da quegli stessi partiti o movimenti politici che plaudono alla “novità”! Le loro affermazioni equivalgono al riconoscimento della loro incompetenza e su questo non c’erano dubbi. Ma chi sono questi anziani signori verso i quali si spellano milioni di mani in un corale applauso di sostegno e riconoscimento? Non rappresentano e provengono proprio da quelle banche, da quella finanza, da quel pensiero dominante che sono alla base di questa crisi globale che ha investito e impoverito mezzo pianeta? Ebbene, i nostri parlamentari che non sono riusciti sinora ad accordarsi nel trovare una possibile via di uscita da questa crisi, sentono di poterlo fare ora scodinzolando dietro le indicazioni competenti di quei poteri e di quelle lobbies che per lo meno hanno contribuito a portarci al punto dove ora ci troviamo. Abbiamo consegnato le chiavi di casa nostra ai ladri chiedendo loro di salvaguardare quel che resta dei nostri risparmi. Siamo sicuri che questa è la scelta giusta?

martedì 15 novembre 2011

LA CRISI, I DUBBI, I PENSIERI E LE POCHE CERTEZZE

L’ex ministro Renato Brunetta ha dichiarato che, ora, si divertirà come un matto a vigilare che le misure da lui promosse abbiano un corretto seguito.L’unico dubbio è che si diverta.

La Lega Nord andrà all’opposizione. In questo modo tenterà, secondo quanto affermato dall’elegante segretario federale Umberto Bossi, di rifarsi una verginità.I cittadini del Nord stanno accarezzando l’idea di frequentare solo certificate prostitute.

Silvio Berlusconi ha affermato, con amarezza, di aver rassegnato le dimissioni per senso di responsabilità verso il Paese.
Se fosse stato portatore di tale dote, lo avrebbe, sicuramente, fatto molto prima.
Il sospetto è che l'autoconferita "generosità" sia stata motivata dalla consapevolezza che un comportamento diverso avrebbe comportato, in poche ore, l'implosione e la frantumazione del partito (PDL). Gli stessi che lo hanno sostenuto in qualsiasi frangente, pur di completare la legislatura ed assicurarsi il maturare del diritto alla pensione, infatti, preso atto dell'impossibilità di giungere, con tale governo, a fine mandato, lo avrebbero, a breve, "sfiduciato" qualora non avesse rassegnato le dimissioni.

Un partito forcaiolo (ricordiamo il cappio portato in Parlamento dall’esponente della Lega Speroni), rigorista e giustizialista avrà, forse, qualche difficoltà a far capire ai propri simpatizzanti:- l’ascesa politica meritocratica di Renzo Bossi;- l’elezione di Nicole Minetti a Consigliere nella Regione Lombardia;- le nomine interne al partito per (mancata) “acclamazione”;- le minacciate epurazioni di dissidenti (a cominciare dal sindaco di Verona);- che Ruby fosse la nipote di Mubarak;- l’approvazione di norme processuali ad personam che metteranno in circolazione molti delinquenti;- il pensionamento della moglie di Umberto Bossi a 39 anni di età;- la fallimentare gestione economica del Paese;- il fallimento in politica estera e l’isolamento internazionale dell’Italia;- la mancata semplificazione normativa;- il fallimento della politica anti-immigrazione;- l’aumento della pressione fiscale;- l’acquisto, da parte del governo di 131 cacciabombardieri;- le perdenti posizioni assunte sui referendum sul nucleare e sull’acqua pubblica;- l’incapacità totale e cronica dimostrata dai ministri leghisti;- le posizioni politiche pro-padronali assunte in occasione dei conflitti nelle fabbriche;- la difesa delle posizioni di qualche centinaio di allevatori (c.d. “cobas del latte”), contro le disposizioni
europee, che ha provocato il l’inflizione all’Italia, da parte dell’Unione Europea, di una mega-multa
di 5 miliardi di euro;
- le grottesche adunate para-celtiche;
- il fallimento della banca padana;
- l'occupazione partitica degli enti pubblici;- la paternità del "porcellum" che ha tolto ai cittadini il diritto di
scegliere i propri rappresentanti;- le dichiarazioni di Borghezio secondo le quali i terremotati abruzzesi sabbero "piagnoni" e di “vicinanza” allo
psicopatico che ha provocato un’efferata strage in Norvegia;
- le ripetute e sospette votazioni contrarie alle richieste di autorizzazione a procedere o di arresto formulate
dalla Magistratura a carico di parlamentari;- le accuse rivolte a “Roma” (al Palazzo) quando al governo (ed a Roma) hanno seduto, negli ultimi
interminabili anni, proprio loro godendo, peraltro, di una grande maggioranza.- i generosi contributi statali di cui ha goduto la scuola creata dalla moglie di Umberto Bossi;- la mancanza di una politica di messa in sicurezza dei territori (a cominciare da quelli del Nord Italia) e la
destinazione di investimenti presso inopportune faraoniche opere pubbliche;- il danno all’immagine internazionale del Paese dovuta alle intemperanze (esposizione del dito medio, insulti
ripetuti e minacce ai giornalisti, etc.) di improbabili ministri;- il mancato taglio dei costi della politica;- l’auto-attribuita ed infondata rappresentanza del Nord Italia (la Lega Nord rappresenta, attualmente, i suoi
soli elettori che costituiscono un’esigua minoranza dei cittadini residenti nelle Regioni del Nord della Penisola.)La lista sarebbe ancora lunga, ma, come direbbe il buon Antonio Lubrano, una domanda sorge spontanea: “c’è ancora qualcuno, al Nord, che avrebbe il coraggio di farsi governare daun tale impresentabile manipolo”?Credo che in questo momento, risultati alla mano, sia provato che il peggior dispetto che si potrebbe fare alle popolazioni settentrionali sarebbe quello di favorire la secessione abbandonandole al governo di simili incapaci.

giovedì 10 novembre 2011

Mario Monti, uno di loro


Abbiamo un nuovo senatore a vita “per altissimi meriti nel campo scientifico e sociale”. Nominato di gran corsa con l’auspicio presidenziale che tale investitura gli apra le porte verso la guida del prossimo governo, Mario Monti non può certo essere considerato un uomo nuovo. Protagonista italiano nell’Unione Europea di qualche anno fa, in troppi vedono in lui quella figura di alto prestigio internazionale che potrebbe placare, con la sua sola presenza, le voraci fauci di un mercato globale che insiste sulle debolezze del nostro debito sovrano. Un “tecnico” al quale sarebbero rimesse le sorti del nostro Paese, proprio nel momento in cui, più di altre volte, dovrebbero essere le scelte politiche a provare a riportare l’Italia sopra la linea di galleggiamento. Già nel passato i rappresentanti del popolo sovrano si sono affidati a “governi tecnici” per superare particolari periodi di difficoltà e i risultati sono oggi sotto gli occhi di tutti. Se bastassero dei discreti ragionieri per far quadrare i conti del bilancio nazionale, ci saremmo già potuti recare all’uscita di qualche istituto tecnico commerciale per assumere, magari con un contratto a tempo, qualche neo-maturando in cerca d’una paghetta per poter uscire il sabato sera con gli amici o la fidanzata. Il problema, poi, non è il solo nostro debito pubblico, cresciuto per decenni a dismisura grazie al pressapochismo della nostra classe politica, ma l’intero sistema economico internazionale basato su una finanza sfrenata che punta al proprio costante arricchimento facendo il bello e il cattivo tempo sull’intero pianeta grazie ai termini “liberismo” e “neo-capitalismo” rilanciati costantemente come guida e panacea per una crescita infinita. Ed è proprio questa crescita, malamente misurata con un PIL che non tiene conto del benessere sociale e culturale dei popoli, ma del solo consumo che gli stessi sono in grado di sostenere, un altro soggetto che dovrebbe essere messo sotto accusa e profondamente riveduto. Ma il buon Monti è un uomo all’antica, ancorato ad una visione economica di inizio secolo. E non da ventunesimo, ma da ventesimo secolo. Con lui alla guida d’un nugolo di ministri più o meno riciclati possiamo esser certi che verseremo ancora “lacrime e sangue” per poi ritrovarci più poveri di prima e con un avvenire incerto e pieno di insidie.

mercoledì 9 novembre 2011

IL CONFLITTO DI INTERESSI

Ancora una volta, appare inequivocabile e gigantesco il paradossale conflitto di interessi che esiste fra gli interessi privati di Silvio Berlusconi e quelli, pubblici, dei cittadini italiani (paradossalmente "governati" dal medesimo dimissionando presidente del consiglio Silvio Berlusconi).
La sua permanenza quale capo del governo, infatti, favorisce l'andamento positivo (o limita quello negativo), in borsa, delle azioni di Mediaset ma determina, contemporaneamente, un'inarrestabile crescita del differenziale (spread) fra i titoli di Stato italiani (BPT) e quelli tedeschi (BUND) che sta provocando alla Comunità Nazionale ed alla credibilità del Paese, danni incalcolabili, mentre, viceversa, un suo rapido abbandono della guida del governo comporterà, certamente una caduta di Mediaset, ma anche un'allegerimento della difficile condizione economico-finanziaria dell'Italia.
In occasione delle elezioni, consideriamo bene la condizione nella quale ci troviamo e gli interessi ed i valori di cui siamo portatori e, al tempo stesso, quelli di cui sono portatori e propugnatori i diversi candidati.
Impariamo a scegliere bene, quando andiamo alle urne, quelli che dovranno, poi, essere, per un lungo quinquennio, i nostri rappresentanti.
Il Troglodita

In merito al patto sociale

Qui non si tratta di chiedersi se mantenere in vita il Patto Sociale ma piuttosto di chiedersi che cosa fare per ripristinare i principi fondamentali di quel patto, tra cui principalmente il possesso della Sovranità da parte del popolo (Rousseau). Tale sovranità non è divisibile, neanche con il governo, che ha il compito di attuare le leggi; è stata violata ed è continuamente violata da governi che emanando disposizioni dannose per il popolo agiscono evidentemente in opposizione alla “volontà generale” che (sempre Rousseau) è espressione di tale sovranità.
Riprendiamoci dunque la nostra sovranità imponendo ai detentori del solo potere esecutivo l’attuazione di disposizioni veramente utili ed indispensabili per uscire dall’attuale crisi economica che rischia in breve di far collassare in modo irrevocabile la nostra economia.
La situazione è gravissima. Il rischio, come ormai sappiamo tutti, è che i nostri titoli di stato siano svenduti dai detentori ( il 44 % non Italiani) impauriti dalla possibilità che l’Italia vada in bancarotta e non riesca più a pagare il debito, obbligandoci così ad aumentare l’interesse per potere vendere, nelle aste, i titoli che saranno successivamente emessi per pagare gli interessi dei titoli in scadenza.
Ciò farebbe diminuire le risorse dello stato indispensabili per il mantenimento dei servizi, farebbe aumentare gli interessi chiesti dalle banche alle imprese o ai cittadini, renderebbe molto difficile stipulare un mutuo, avviare una nuova azienda o mantenere in vita quelle già esistenti diminuendo la capacità produttiva del Paese. Con la ripetizione di tale processo si entrerebbe in una terribile spirale che porterebbe in breve proprio alla bancarotta.
Non è affatto detto che le misure, così penalizzanti, in corso di approvazione da parte del governo siano sufficienti ad evitare il disastro, soprattutto per il motivo che, non incidendo tali misure sulla capacità produttiva del Paese, non garantiscono affatto i detentori dei titoli di stato ed i futuri possibili acquirenti dal rischio di insolvibilità.
Non ci vuole un genio per capire che l’acquisizione di risorse, da solo, garantisce solo per il breve periodo, mentre è la capacità produttiva che estende tale garanzia al lungo periodo.

Le misure da adottare devono essere incentrate su tre esigenze fondamentali:

1) reperire risorse per incrementare la produzione, così da consentire il mantenimento e l’incremento dei posti di lavoro, l’aumento delle entrate fiscali, l’incremento della domanda interna e delle esportazioni

2) introdurre misure capaci di aumentare la produzione (quali, solo per fare un esempio, dopo aver individuato le produzioni più suscettibili di miglioramento e di richiesta all’estero, l’investimento pubblico nella ricerca, da parte di centri universitari in associazione a gruppi di imprese e la riduzione fiscale per le imprese che investiranno in tal senso, contemporaneamente PORTANDO DAL 12,5 % AL 50 % la tassa sui proventi finanziari così da scoraggiare chi preferisce utilizzare in tal modo gli utili invece di destinarli all’investimento produttivo)

3) salvaguardare il benessere dei cittadini, la loro dignità, il loro lavoro


Sempre per fare un esempio, con riferimento al punto 1), si potrebbe pensare a:
-una riduzione della spesa corrente statale adottando, tra le tante proponibili, le seguenti misure (trascritte così come pensate e non in ordine di importanza):

1) abolizione del finanziamento pubblico ai partiti ( o di qualsiasi rimborso elettorale)
2) abolizione di tutte le Province (non solo di quelle c.d. inutili!)
3) immediata revoca e messa all’asta di tutte le licenze demaniali pubbliche (ad es. spiagge..)
4) revoca di tutte le baby pensioni agli ex parlamentari o comunque ex operatori della politica
5) abolizione del finanziamento pubblico alla stampa quotidiana e settimanale
6) riforma organica della disciplina degli appalti pubblici, che dovranno essere gestiti da un ente centrale unico alla presenza di ufficiali della Guardia di Finanza e nuova disciplina sulla trasparenza dell’esecuzione dei lavori. Ciò eliminerebbe gli sprechi di tempo e di denaro nei lavori pubblici
7) soppressione di varie società partecipate
8) risoluzione dei contratti di locazione che gravano su Stato ed enti locali e ricorso all’acquisto degli immobili stessi (solo ove effettivamente utilizzati)
9) nuova disciplina delle sanzioni in caso di evasione fiscale con possibilità di chiudere l’esercizio o sospendere dall’esercizio della professione fino ad un massimo di 4 anni
10) creazione di un sistema di controlli fiscali continui e periodicamente obbligatori con agenti in borghese in studi privati ed esercizi commerciali con relativa pubblicizzazione del numero dei controlli effettuati nei periodi stabiliti
11) gestione diretta delle intercettazioni tramite l’acquisto dei macchinari da parte delle Procure
12) etc. etc.

Le misure che potrebbero essere adottate quindi sono molteplici e non difficili da individuare. E’ però indispensabile, di fronte all’estrema gravità di questo momento, RIAPPROPIARCI della nostra sovranità.
Quello che occorre pertanto è diffondere con ogni mezzo la proposta di costituire un gruppo di cittadini esperti che discutano e propongano tali misure . La via telematica è indispensabile (Guardate che cosa sono riusciti a fare in Islanda per via telematica !!!!!!!!!!).
Dopo la proposizione pubblica di tali misure occorre che il parlamento e il governo NE TENGANO CONTO !!!!
In caso contrario milioni di persone dovranno scendere in piazza per dimostrare la loro disapprovazione !
La piazza funziona quando è propositiva ! Riprendiamoci la nostra sovranità ! Decidiamo noi cosa fare! Occorre che venga fuori la nostra voce MA NON SOLO PER PROTESTARE, BENSI’ PER PROPORRE

mercoledì 2 novembre 2011

NO ALLE TENTAZIONI DELL’ASTENSIONISMO E DEL DISIMPEGNO

La crisi finanziaria ed economica che attanaglia il mondo e, in particolare, l’Europa ed il nostro Paese sta generando una parziale risposta sbagliata.
Di fronte al precipitare della situazione, il senso di impotenza e l’attesa dell’ineluttabile diventano la miscela letale che può aggravare irreparabilmente la malattia.
La tentazione è quella di “vendicarsi” pensando che nel vortice affonderanno anche i responsabili del disastro.
Nel caso specifico, però, la congiunzione “anche”, che permette di aggiungere i responsabili alle vittime, non deve svolgere un ruolo fuorviante.
La crisi deve “pagarla” chi l’ha provocata per egoismo ed incapacità.
Il rischio, invece, è che, proprio grazie al disimpegno, a subirne le nefaste conseguenze (e quindi a pagarla) siano coloro che hanno la sola responsabilità, sebbene non poco grave, di non aver vigilato.
Le democrazie, garantendo gli strumenti della partecipazione alla vita politica, consentono l’esercizio di un controllo assiduo.
La degenerazione, però, giunge inesorabile non appena si riduce, anche per un brevissimo periodo, l’attenzione e si concedono fiducia deleghe in bianco.
Immediatamente inizia l’attacco agli strumenti di verifica e si riducono i poteri di controllo della moltitudine distratta.
In breve, i naturali controllori della gestione della cosa pubblica (gli amministrati) diventano i meramente “informati” e, subito dopo, i sistematicamente disinformati o, peggio, i male-informati.
Una “manciatina” ancora di “disinteresse” o “distrazione” ed ogni abuso diventa possibile, anzi, “legittimo”.
In poche parole, chi mira alla sopraffazione altrui è molto concentrato ed approfitta degli altri che, comprensibilmente impegnati a fronteggiare molteplici problemi e desiderosi di trascorrere alcuni istanti della propria vita in modo decente, si dedicano al proprio privato trascurando la dimensione pubblica (qualcuno ricorda il c.d. “riflusso”?)
Quando l’ingordigia dell’egoismo sociale giunge a divorare gli organismi che l’alimentano, però, si innesta un inevitabile cortocircuito che, in ragione dei tempi di risposta delle popolazioni, può essere di breve o lunga durata e prodigo di sofferenze relative.
La reazione al cortocircuito odierno, quindi, è preferibile che sia immediata.
Non si tratta di dar rapido seguito ai ripetitivi, egoistici ed improduttivi impegni assunti dai protagonisti della crisi, ma di attivarsi per ritornare ad essere gli artefici del proprio destino.
Il referendum che chiamerà i cittadini greci a rispondere sull’accettazione di “aiuti” europei e sulla conseguente assunzione di impegni da parte della Comunità ellenica è un’iniziativa interessante.
Le popolazioni potrebbero ritornare a decidere collettivamente ed in maniera partecipata e diretta il proprio futuro.
L’irritazione degli Stati dominanti nell’Unione europea e lo sconcerto di altri potenti soggetti internazionali (di fronte alla mancata immediata “accettazione di aiuti” da parte della “Grecia”) è eloquente.
E’ necessario ridisegnare i rapporti intersoggettivi all’interno degli Stati e nella Comunità internazionale.
E’ imprescindibile la riscoperta della solidarietà quale matrice comune per la costruzione di un nuovo Mondo che faccia della persona umana e della sua dignità l’insostituibile perno.
Quello “organizzato” finora non è “il migliore dei mondi possibili” né l’unico configurabile.
PARTECIPIAMO, con entusiasmo e fiducia, alla ricostruzione del Pianeta, “realizziamo” uniti l’”Utopia”.
Il Troglodita