Ieri sera (15 ottobre 2011) ho ascoltato, alla trasmissione "In Onda" sulla 7, un intervento del giornalista di "Libero" Nicola Porro. Nel commentare i gravi avvenimenti di Roma, ha sostenuto che una responsabilità vada individuata anche nei toni che il dibattito politico ha assunto in Italia.
Per una volta, mi devo dichiarare d'accordo con lui.
Ho ricordato, infatti, l'evocazione della "guerra civile" e le accuse di "criminalità" rivolte ad alcuni Magistrati italiani da parte del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e credo che il giornalistà di "Libero" abbia peccato solo di intempestività.
L'esempio proveniente da una delle maggiori cariche dello Stato ha, senz'altro, maggiore impatto mediatico rispetto a quello che possono avere altri soggetti. Tuttavia, dobbiamo riconoscere che in tali pericolose "cadute di stile" il "premier" italiano è in buona compagnia.
Gli insulti rivolti ai lavoratori precari, che pur non guadagnando decine di migliaia di euro mensili non ritengono che per sparare i "neutrini" si necessario scavare un tunnel da Ginevra al Gran Sasso (attribuendosene, peraltro, parte del merito), dal ministro Renato Brunetta o il dito medio mostrato ripetutamente dal ministro per le riforme della Repubblica Italiana Umberto Bossi non contribuiscono certo a rasserenare gli animi e ad indirizzare la dialettica politica su binari più consoni.
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