giovedì 3 maggio 2012

CACCIA AL COLPEVOLE

da manlio 3 Aprile 2012

Nel mio ultimo post avente per argomento il finanziamento pubblico dei partiti e molto altro ancora, non ho risposto se non in minima parte ad una interessante domanda fatta da Gianfranco nel suo articolo del 30 Aprile u.s., che riporto nel seguito

.      Uno degli sport nazionali di maggior successo è la “caccia al colpevole”. Spesso nel praticare questa attività siamo molto indulgenti con noi stessi e particolarmente portati all’autocommiserazione. Ma quali sono le responsabilità che gravano su ognuno di noi per la pigrizia, la distrazione e l’indulgente complicità (quando non, peggio, la compiaciuta partecipazione ad episodi minori) nei confronti del malaffare che ha corrotto il tessuto sociale e politico nel nostro Paese?                                    La risposta che ho dato nel mio precedente post riguardava la nostra responsabilità nel non esprimere disapprovazione nei confronti del malaffare; disapprovazione che io avevo affrettatamente considerato compresa in generale nella mancanza di partecipazione.    Ritengo però che questa supposizione sia stata un po' ardita e vorrei ora completare la risposta.    Certamente se ci si riferisce, per questa responsabilità, alla mancata esternazione della nostra disapprovazione, quanto già detto con riferimento alla partecipazione politica è ancora valido e sufficiente.    Credo però che Gianfranco volesse riferirsi al fatto che, al di là della possibilità "tecnica" di esternare tale disapprovazione, in pratica noi questo desiderio profondo di disapprovare neanche lo sentiamo, mentre siamo pronti a lamentarci che le cose non vanno affatto bene.    Non solo ma qualche volta siamo anche capaci di approvare (altro che disapprovare !) qualche manifestazione di illegalità !    Alla domanda "Quanto siamo colpevoli di ciò ?" vorrei rispondere come segue.                              Stabilito che la democrazia è certamente un regalo prezioso che si fanno le società (le Nazioni) dotate di una cultura avanzata in cui i valori essenziali della convivenza sono il bene comune, il rispetto dei diritti, il principio dell'uguaglianza etc. etc., ciò non vuole affatto sottintendere che tali società possano vivere senza una serie di imposizioni (le leggi appunto) che rendano possibile la convivenza.            Per trovare la motivazione di questa necessarietà (che potrebbe anche apparire incomprensibile) occorrerebbe tirar fuori argomenti filosofici ma io vorrei cavarmela con due semplici considerazioni.     La prima è che gli insiemi fisici complessi vanno naturalmente verso il caos (ricordate l'entropia delle lezioni di fisica ?).       La seconda è che, supposto che nel giorno del primo maggio quattro milioni di Romani intendano recarsi alla stessa ora in piazza San Giovanni per celebrare insieme la ricorrenza e per assistere allo storico concerto (buone intenzioni dei Romani , parafrasi dei buoni intendimenti di un popolo, conformi ai principi democratici ) e che questi Romani si muovano o andando a piedi o utilizzando biciclette, vetture private, mezzi pubblici, sicuramente ben pochi arriverebbero in piazza senza l'aiuto dei semafori e della rigida e precisa organizzazione del traffico.    Tutto il discorso precedente vuole dire che il buon governo non è un'opzione in più per vivere nel rispetto delle leggi ma che è INDISPENSABILE. Nel senso che le carenze dei governanti facilmente possono produrre un sistema in cui diventa molto difficile il rispetto delle regole.        Tornando alla parafrasi dei romani che vanno tutti insieme verso piazza San Giovanni, se per un errorre degli organizzatori un semaforo resta rosso trenta minuti e se un pedone alla fine non ce la fa più ad aspettare ed attraversa....certamente il pedone è colpevole di un'infrazione, certamente dovrà essere multato ma prima di lui è colpevole l'organizzazione che ha previsto un semaforo incongruente con le esigenze della mobilità.                          Concludo con la seconda considerazione : nel nostro Paese attualmente, sulla base di quanto appena detto, per tante piccole imprese, per tanti che lavorano in proprio, per tanti che rischiano piccoli capitali per piccoli introiti, per milioni di persone e di famiglie....essere  perfettamente "legali" è davvero un'azione votata al sacrificio, è davvero un atto eroico.     Chiaramente non è così per altri che si comportano illegalmente per semplice interesse.               Questo e ciò che penso e vorrei il vostro parere.                                       manlio



R

martedì 1 maggio 2012

Finanziamento dei partiti...ed argomenti correlati

L'articolo di Gianfranco del 30 Aprile scorso è pieno di interessanti argomentazioni ed inviti ad una comune riflessione che accolgo con piacere, scusandomi per la sinteticità ed incompletezza delle mie considerazioni dovute soprattutto al fatto che gli argomenti sono di grande portata. Chiedo pertanto che le mie considerazioni siano accolte soprattutto come un insieme di pensieri distribuiti forse un po' alla rinfusa ma utili per continuare questo scambio di opinioni.
Vorrei riportare brani dell'articolo di Gianfranco per facilitare la lettura .

a.      sono essenziali, nelle dinamiche democratiche, i partiti politici come noi li conosciamo o sono ipotizzabili altre forme di organismi intermedi o, ancora, forme di democrazia diretta (come tentate, recentemente, dagli indignados spagnoli)?                         Io ritengo che sia ovvio che i cittadini debbano raccogliersi in associazioni, gruppi, movimenti etc. per potersi confrontare , ma che siano da escludersi i partiti come noi li conosciamo, nel senso che questi movimenti o associazioni o altro devono rimanere esclusi dalle funzioni legislativa ed esecutiva, nel senso che non devono avere un rapporto diretto nè con il parlamento nè con il governo. Il Parlamento secondo me deve legiferare come un insieme di singoli cittadini eletti perchè scelti singolarmente dal popolo. Nella loro candidadura dovranno chiaramente dichiarare il loro pensiero, la loro appartenenza ad associazioni etc ma poi nell'aula non dovranno obbedire a nessun partito ma saranno singoli individui che voteranno con la loro testa e risponderanno personalmente di ogni voto (tutte le votazioni dovranno essere pubblicate). Non ci importa nulla di come sceglieranno di raggrupparsi in aula (Sarà una collocazione direi quasi "naturale"in linea con quanto dichiarato nelle operazioni di candidatura) Ci importa che i cittadini possano SEMPRE aver la possibilità di controllare i loro interventi e le loro votazioni. (Sulle elezioni poi faremo insieme discorsi più approfonditi)

b.      
c.     Nel caso ritenessimo ipotizzabile, invece, la costituzione di altri organismi intermedi, quale potrebbe essere la loro natura e quali forme organizzative e di controllo potrebbero assumere? Nel caso si ritenga necessaria o opportuna l’affermazione di una diffusa democrazia diretta, come potrebbe essere, per grandi linee, organizzata?              Le associazioni, i movimenti, etc. avranno forma e gestione assolutamente libera (nel rispetto del C.Civile ovviamente) in quanto del tutto staccati dal parlamento. Chiaramente NON saranno pubblicamente finanziati. Lo stato pagherà solo l'organizzazione per le candidadure e le elezioni (ne parleremo più diffusamente la prossima volta) e chiaramente pagherà il loro stipendio come importanti impiegati statali e basta!.  Il termine Democrazia Diretta è quello più appropriato per esprimere ciò che penso e riguarda         A. la procedura elettorale per i rappresentanti del popolo nelle camere      B. la votazione diretta dei cittadini per alcune leggi da definire mediante riforma della Costituzione   Su tali argomenti fondamentali ed importantissimi consentite a me e a voi (se condividerete) un'esposizione più lunga ed approfondita

d.      Uno degli sport nazionali di maggior successo è la “caccia al colpevole”. Spesso nel praticare questa attività siamo molto indulgenti con noi stessi e particolarmente portati all’autocommiserazione. Ma quali sono le responsabilità che gravano su ognuno di noi per la pigrizia, la distrazione e l’indulgente complicità (quando non, peggio, la compiaciuta partecipazione ad episodi minori) nei confronti del malaffare che ha corrotto il tessuto sociale e politico nel nostro Paese?               Questo è un discorso importantissimo perchè coinvolge il carattere essenziale della democrazia che è insieme il diritto di partecipare e scegliere e l'obbligo di partecipare e scegliere.      E' fondamentale definire quali sono le possibilità che ha il cittadino di partecipare. Ovviamente il voto ! E va bene ? e poi ? Nel rispondere a questa domanda occorre tener presente che non siamo più in una polis greca o nella Roma antica o in un piccolo stato medievale in cui ci si raccoglieva nell'agorà, nel foro o in piazza per confrontarsi e per scegliere.   Adesso se non sei d'accordo sull'ultima decisione politica del governo, sull'ultima proposta di legge, chiami a telefono  un amico e ti "esprimi in modo adirato", oppure aderisci ad un'associazione politica e vai in piazza ad urlare slogan, oppure scrivi un post sul blog . No amici ! non sentiamoci in colpa perchè non abbiamo combinato nulla di "politicamente costruttivo" ma siamo stati capaci solo di "arrabbiarci". La verità è che così come stanno le cose ognuno di noi è solo o quasi solo. La televisione e la stampa sono quasi blindate. NON esiste un modo serio per esprimerci. Lasciatemelo dire.....per ora, tranne rari casi,  la piazza serve  solo per far sentire le urla dei perdenti (scusatemi per questa mia convinzione) Certo...vai in piazza e ti senti la coscienza tranquilla....(ho fatto quello che potevo fare !. che altro ?). Questo è il momento di trovare un'espressione comune e seria del nostro pensiero ! Amici dobbiamo pensare a confrontarci SOPRATTUTTO TRAMITE INTERNET ed a raccogliere un milione di persone !!!!  Va bene... Scusate lo sfogo !!

e.      Infine, allargando il discorso rispetto ai limiti tracciati nel precedente blog, quale evento rivoluzionario potrebbe, in questa fase di globalizzazione della finanza e del capitale, riportare il benessere dell’individuo e della collettività al centro delle scelte delle politiche nazionali ed internazionali?    Questo è veramente un argomento importantissimo e molto complesso. Secondo me le risposte ci sono !! Ma è un discorso molto lungo che dovrebbe partire dalla considerazione che dopo la seconda guerra mondiale, dopo aver visto milioni di morti, dopo aver visto l'Europa distrutta, la nostra civiltà occidentale avrebbe avuto il dovere di riflettere a quali sono le cose più importanti della vita  ed organizzarsi di conseguenza. Invece siamo stati capaci solo di convincerci che per poter dare dar da mangiare a miliardi di persone l'unico modo possibile era quello di costruire questa società basata soprattutto sulla sovraproduzione e sulla creazione della domanda !!!!!!     Grazie per la buona volontà nel leggermi ! Continuiamo questi discorsi  Sono sicuro che se  continuiamo il confronto possiamo trovare un modo per essere in tanti e fare cose utili insieme !!!                                  manlio




FINANZIAMENTO PUBBLICO DEI PARTITI....E NON SOLO





Puntuali, acute ed appassionate, come al solito, sono le tesi di Andrea, Robin e Manlio che, questa volta, si sono pronunciati in materia di finanziamento pubblico ai partiti politici.
Personalmente, pur essendo fra coloro che hanno subito il peso dell’inganno perpetrato dai partiti politici (con esclusione dei radicali che, da sempre, denunciano la truffa) e dai parlamentari, in quanto facente parte di quella maggioranza che, nel 1993, ha votato contro il finanziamento pubblico, nel blog pubblicato il 22 aprile 2012 ho volutamente evitato di sviluppare un ragionamento ed esprimere un parere sul presupposto “finanziamento pubblico sì o no”.

I motivi alla base di tale rinvio sono stati essenzialmente due:

1)      la necessità di trovare il tempo per affrontare un problema dai contorni così ampi sul quale, peraltro, non credo di aver ancora maturato una riflessione compiuta;

2)    affrontare l’attualità che era caratterizzata (alla pubblicazione del blog) dalla presentazione, da parte dei partiti che sostengono l’attuale governo Monti, di una riforma per modificare la Legge che disciplina il “rimborso delle spese elettorali” soprattutto nella parte che concerne i controlli sulla gestione dei fondi forfetariamente erogati dallo Stato.

E’ chiaro che, in premessa, non potevo non sottolineare l’ipocrisia di chiamare “rimborso delle spese elettorali” il più classico dei finanziamenti pubblici (in violazione dell’esito referendario), così come avevo cercato di spiegare che, in quella sede, avrei evitato di affrontare il problema dell’opportunità del predetto finanziamento.

Accetto, comunque, le critiche, peraltro garbatissime, per essere partito dalla coda e per aver dato l’impressione di voler porre, quale tema obbligato, la dicotomia “finanziamento pubblico” o “finanziamento privato”.

Ferma restando la legittima determinazione nel contrastare qualsiasi ipotesi di utilizzo del pubblico denaro per finanziare le compagini politiche (attualmente prive, per responsabilità proprie, di minima credibilità), mi piacerebbe stimolare, per quanto possibile, una riflessione anche su anche altri profili:

a.      sono essenziali, nelle dinamiche democratiche, i partiti politici come noi li conosciamo o sono ipotizzabili altre forme di organismi intermedi o, ancora, forme di democrazia diretta (come tentate, recentemente, dagli indignados spagnoli)?

b.      Nel caso ritenessimo necessaria l’esistenza dei partiti, quali misure si potrebbero adottare per impedire che finiscano per essere espressione di oligarchie ristrette e rappresentino effettivamente le idee e gli interessi della stragrande maggioranza dei cittadini?

c.     Nel caso ritenessimo ipotizzabile, invece, la costituzione di altri organismi intermedi, quale potrebbe essere la loro natura e quali forme organizzative e di controllo potrebbero assumere? Nel caso si ritenga necessaria o opportuna l’affermazione di una diffusa democrazia diretta, come potrebbe essere, per grandi linee, organizzata?

d.      Uno degli sport nazionali di maggior successo è la “caccia al colpevole”. Spesso nel praticare questa attività siamo molto indulgenti con noi stessi e particolarmente portati all’autocommiserazione. Ma quali sono le responsabilità che gravano su ognuno di noi per la pigrizia, la distrazione e l’indulgente complicità (quando non, peggio, la compiaciuta partecipazione ad episodi minori) nei confronti del malaffare che ha corrotto il tessuto sociale e politico nel nostro Paese?

e.      Infine, allargando il discorso rispetto ai limiti tracciati nel precedente blog, quale evento rivoluzionario potrebbe, in questa fase di globalizzazione della finanza e del capitale, riportare il benessere dell’individuo e della collettività al centro delle scelte delle politiche nazionali ed internazionali?

Come potete vedere, ho preferito sottrarmi, ancora una volta, dal manifestare un’opinione sull’interrogativo relativo all’opportunità di impiegare risorse pubbliche nel finanziamento dei partiti. Come anticipato, però, non ho ancora maturato un convincimento sulla preferibilità di una delle due scelte. Mi chiedo, ad esempio, se sia logico che il mio denaro vada a finanziare un partito che non voterei per nessun motivo al Mondo, oppure, se sia giusto che coloro che si astengono, con convinzione e per svariate ragioni, dal voto debbano finanziare i partiti politici.
Al contrario, però, mi chiedo pure se, apportati gli indispensabili correttivi al sistema, il finanziamento più che destinato ai partiti sia diretto al sostentamento ed all’affermazione di una democrazia “popolare” (realmente fruibile da tutti) nel Paese, oppure, se ci sono, quali potrebbero essere le alternative?
L’unica strada per cambiare radicalmente il sistema credo che sia quella rivoluzionaria e, al momento, non vedo quali forme potrebbe assumere né quali risultati garantire.
Perché le rivoluzioni abbiano successo e siano portatrici di effettivo ed efficace rinnovamento è necessario che siano immaginate da “visionari” e romantici utopisti che sappiano superare ed anticipare la ragione, indirizzando la rabbia e la disperazione sociale in senso positivo verso il perseguimento e la realizzazione di obiettivi che la massa, spesso, percepisce solo in misura molto confusa (e nemmeno sempre).
 Al momento, ma certamente potrei sbagliare, non mi sembra di vedere, almeno nell’italico panorama, tali personalità. Il timore, pertanto, è che qualsiasi incontrollata esplosione di rabbia (ripeto, in qualunque forma manifestata), priva di un progetto o di una “visione”, possa portare a risultati disastrosi per la collettività e favorire la reazione ed il successo di ristrettissime oligarchie “organizzate”, loro sì, ed arroccate in difesa dei propri interessi e privilegi.
Credo,  pertanto, che sia opportuno, almeno per ora, preferire il bisturi alla clava e continuare in un percorso che conduca gli individui e le collettività ad assumere consapevolezza di sé e degli interessi di cui sono portatori e portatrici nonché del fondamentale ruolo che la reciproca comprensione, la solidarietà, l’unità di intenti e la partecipazione possono giuocare contro l’egoismo e la corruzione e per il conseguimento di un benessere giusto e diffuso.

Roma, 30 aprile 2012                                                    Gianfranco Serio