Accordo elettorale Lega Nord - PDL per la Regione Lombardia
PDL e Lega Nord hanno trovato l’accordo per presentare liste comuni alle elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale in Lombardia.
Esultano Renzo Bossi (il Trota, che dovrà sospendere, comunque, gli studi per conseguire il Master in Burkina Faso) e Nicole Minetti (anche se quest’ultima aveva lamentato, in occasione della precedente elezione, di non essere stata candidata al Parlamento nazionale).
Le capacità amministrative di Nicole Minetti
Silvio Berlusconi ha, ripetutamente, rappresentato ed elogiato la preparazione professionale in campo politico ed amministrativo di Nicole Minetti. Non abbiamo dubbi, pertanto, che qualora non intenda riproporla (imporla?) quale candidata per il Consiglio Regionale della Lombardia (incarico remunerato con soldi pubblici), non perderà l’occasione per assumerla e porla a capo (magari in qualità di AD) di qualche sua azienda.
Le capacità del candidato Governatore Roberto Maroni
Matteo Salvini ed altri illustri leghisti magnificano le doti espresse da Roberto Maroni quando è stato Ministro degli Interni. Premesso che nella lotta alla criminalità organizzata non sembra aver conseguito risultati superiori a coloro che l’hanno preceduto e seguito nell’incarico, ricordiamo che:
1) si è fatto trovare sorprendere dall’arrivo dei profughi provenienti dalla Libia e dai Paesi limitrofi a seguito dei bombardamenti cui anche l’Italia ha partecipato;
2) ha concentrato la distribuzione dei predetti profughi in Puglia (regione governata da un esponente dell’opposizione) ed ha irritato la Francia e l’intera Unione Europea (che, tra l’altro, non hanno capito il motivo per cui avrebbero dovuto svolgere un ruolo che alle regioni del Nord d’Italia veniva risparmiato) con il maldestro ed umiliante tentativo di riversare nel Paese transalpino l’imprevedibile “ondata” migratoria;
3) non è stato capace, nonostante i tempestivi avvertimenti provenienti dal Ministero degli Interni serbo, di evitare i disordini e la sospensione dell’incontro di calcio (senza precedenti) della nazionale italiana con quella della Serbia;
4) non è stato capace, nonostante le puntuali segnalazioni provenienti dalle forze di polizia, di prevenire ed impedire i gravi disordini, nei quali hanno rischiato di perdere la vita alcuni agenti, causati, in occasione della manifestazione a Roma degli “indignados”, da un manipolo di comuni teppisti (alcuni appartenenti agli ultras del Teramo);
5) Non ha accorpato le elezioni regionali con i quattro referendum (per l’acqua pubblica, etc.) ed ha, così, provocato, per misero calcolo politico (Cicero pro domo sua) e dimenticando che era il Ministro di tutti gli italiani (e non solo dei leghisti e del PDL), una evitabile spesa di 300 milioni di euro per lo Stato.
Non resta, in questo caso, che parafrasare un antico proverbio dicendo che “ognuno dalle sue capacità l’altrui misura”…..
Il "merito" dei giovani rampanti e gli sfigati -Arroganza e superficialità
Con raccapriccio, ho assistito, nei giorni scorsi, ad un frammento di un dibattito televisivo nel quale un supponente sbarbatello, che dovrebbe presentarsi alle prossime elezioni politiche nella lista civica per Mario Monti, si confrontava, argomentando sulla base di luoghi comuni e presupposti non attendibili, con il solido Maurizio Landini della FIOM. Incalzato dal Segretario Nazionale del sindacato, che gli chiedeva di citare le fonti dalle quali avesse tratto i predetti presupposti (es. contratti collettivi), il rampante saputello glissava ed evitava di rispondere tentando di ripetere, con la superficialità dell’indeterminatezza, le proprie tesi sulle indimostrate basi. Per troppo tempo i lavoratori dipendenti sono stati, indistintamente, oggetto di negativi e generici addebiti. Tutti, per esempio, ricorderanno le strumentali accuse di assenteismo, mosse da Sergio Marchionne ai lavoratori di Pomigliano d’Arco, attraverso le quali è riuscito a far passare il nuovo “modello di relazioni sindacali” ed il peggioramento delle condizioni di lavoro per i dipendenti in tutti gli stabilimenti italiani del Gruppo FIAT. Il timore è che l’approssimazione con la quale il dimissionario Governo ha trattato il problema dei c.d. “esodati” (sarebbe forse opportuno definirli “disastrati”) e sembra voler affrontare quello del rilancio dell’occupazione giovanile (rischiando di precarizzare pure le famiglie che, ormai, costituiscono le uniche reali fonti di sostegno per i ragazzi) diventi la norma anche in una futura conduzione del Paese. Le scelte di alcuni giovani che dovrebbero costituire l’ossatura di una salda compagine che si candida a guidare l’Italia nel prossimo quinquennio non sembrano, al momento, appropriate e fanno ritornare alla mente il ventottenne vice-ministro all’Economia Michel Martone che ha dichiarato che coloro che non si laureano a 28 anni sono degli sfigati (per non parlare di quelle, provenienti da Fonte più attempata, che ha definito i giovani choosy). Resta da sperare che gli italiani, al momento del voto, sappiano garantire al Paese un governo privo di ignoranti e volgari figuri ma anche di aristocratici e boriosi personaggi irrispettosi delle regole della democrazia e lontani dalle esigenze e dalle realtà vissute dai comuni cittadini.
Cittadini e sudditi - Rispetto dei diritti....ma non per tutti
Ascolto frequentemente “la versione di Oscar”, una trasmissione radiofonica, condotta da Oscar Giannino, su radio 24. Non priva fondamento, sembra, la critica mossa dal conduttore all’Ordinamento del nostro Paese in merito al fatto che, nell’imposizione fiscale, lo Stato, non riconoscendo i diritti dell’individuo, tratti i cittadini come sudditi. Tuttavia, mi chiedo perché la medesima passione espressa, con furore, in difesa dei diritti dei cittadini contribuenti non la esprima contro le modifiche legislative che, privando i cittadini lavoratori delle elementari tutele, li rende sudditi (o, peggio, servi) dello Stato o del capriccio di altri privati cittadini. Sembra che anche per lui, come per Sergio Cofferati in occasione del referendum che intendeva estendere le garanzie dell’articolo 18 della Legge n. 300 del 1970 (c.d. “Statuto dei Lavoratori”) anche ai lavoratori delle aziende con meno di 15 dipendenti, esistano cittadini di dignità diversa ai quali riconoscere i diritti soggettivi e della persona umana in misura diversa.