giovedì 10 novembre 2011

Mario Monti, uno di loro


Abbiamo un nuovo senatore a vita “per altissimi meriti nel campo scientifico e sociale”. Nominato di gran corsa con l’auspicio presidenziale che tale investitura gli apra le porte verso la guida del prossimo governo, Mario Monti non può certo essere considerato un uomo nuovo. Protagonista italiano nell’Unione Europea di qualche anno fa, in troppi vedono in lui quella figura di alto prestigio internazionale che potrebbe placare, con la sua sola presenza, le voraci fauci di un mercato globale che insiste sulle debolezze del nostro debito sovrano. Un “tecnico” al quale sarebbero rimesse le sorti del nostro Paese, proprio nel momento in cui, più di altre volte, dovrebbero essere le scelte politiche a provare a riportare l’Italia sopra la linea di galleggiamento. Già nel passato i rappresentanti del popolo sovrano si sono affidati a “governi tecnici” per superare particolari periodi di difficoltà e i risultati sono oggi sotto gli occhi di tutti. Se bastassero dei discreti ragionieri per far quadrare i conti del bilancio nazionale, ci saremmo già potuti recare all’uscita di qualche istituto tecnico commerciale per assumere, magari con un contratto a tempo, qualche neo-maturando in cerca d’una paghetta per poter uscire il sabato sera con gli amici o la fidanzata. Il problema, poi, non è il solo nostro debito pubblico, cresciuto per decenni a dismisura grazie al pressapochismo della nostra classe politica, ma l’intero sistema economico internazionale basato su una finanza sfrenata che punta al proprio costante arricchimento facendo il bello e il cattivo tempo sull’intero pianeta grazie ai termini “liberismo” e “neo-capitalismo” rilanciati costantemente come guida e panacea per una crescita infinita. Ed è proprio questa crescita, malamente misurata con un PIL che non tiene conto del benessere sociale e culturale dei popoli, ma del solo consumo che gli stessi sono in grado di sostenere, un altro soggetto che dovrebbe essere messo sotto accusa e profondamente riveduto. Ma il buon Monti è un uomo all’antica, ancorato ad una visione economica di inizio secolo. E non da ventunesimo, ma da ventesimo secolo. Con lui alla guida d’un nugolo di ministri più o meno riciclati possiamo esser certi che verseremo ancora “lacrime e sangue” per poi ritrovarci più poveri di prima e con un avvenire incerto e pieno di insidie.

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