La crisi finanziaria ed economica che attanaglia il mondo e, in particolare, l’Europa ed il nostro Paese sta generando una parziale risposta sbagliata.
Di fronte al precipitare della situazione, il senso di impotenza e l’attesa dell’ineluttabile diventano la miscela letale che può aggravare irreparabilmente la malattia.
La tentazione è quella di “vendicarsi” pensando che nel vortice affonderanno anche i responsabili del disastro.
Nel caso specifico, però, la congiunzione “anche”, che permette di aggiungere i responsabili alle vittime, non deve svolgere un ruolo fuorviante.
La crisi deve “pagarla” chi l’ha provocata per egoismo ed incapacità.
Il rischio, invece, è che, proprio grazie al disimpegno, a subirne le nefaste conseguenze (e quindi a pagarla) siano coloro che hanno la sola responsabilità, sebbene non poco grave, di non aver vigilato.
Le democrazie, garantendo gli strumenti della partecipazione alla vita politica, consentono l’esercizio di un controllo assiduo.
La degenerazione, però, giunge inesorabile non appena si riduce, anche per un brevissimo periodo, l’attenzione e si concedono fiducia deleghe in bianco.
Immediatamente inizia l’attacco agli strumenti di verifica e si riducono i poteri di controllo della moltitudine distratta.
In breve, i naturali controllori della gestione della cosa pubblica (gli amministrati) diventano i meramente “informati” e, subito dopo, i sistematicamente disinformati o, peggio, i male-informati.
Una “manciatina” ancora di “disinteresse” o “distrazione” ed ogni abuso diventa possibile, anzi, “legittimo”.
In poche parole, chi mira alla sopraffazione altrui è molto concentrato ed approfitta degli altri che, comprensibilmente impegnati a fronteggiare molteplici problemi e desiderosi di trascorrere alcuni istanti della propria vita in modo decente, si dedicano al proprio privato trascurando la dimensione pubblica (qualcuno ricorda il c.d. “riflusso”?)
Quando l’ingordigia dell’egoismo sociale giunge a divorare gli organismi che l’alimentano, però, si innesta un inevitabile cortocircuito che, in ragione dei tempi di risposta delle popolazioni, può essere di breve o lunga durata e prodigo di sofferenze relative.
La reazione al cortocircuito odierno, quindi, è preferibile che sia immediata.
Non si tratta di dar rapido seguito ai ripetitivi, egoistici ed improduttivi impegni assunti dai protagonisti della crisi, ma di attivarsi per ritornare ad essere gli artefici del proprio destino.
Il referendum che chiamerà i cittadini greci a rispondere sull’accettazione di “aiuti” europei e sulla conseguente assunzione di impegni da parte della Comunità ellenica è un’iniziativa interessante.
Le popolazioni potrebbero ritornare a decidere collettivamente ed in maniera partecipata e diretta il proprio futuro.
L’irritazione degli Stati dominanti nell’Unione europea e lo sconcerto di altri potenti soggetti internazionali (di fronte alla mancata immediata “accettazione di aiuti” da parte della “Grecia”) è eloquente.
E’ necessario ridisegnare i rapporti intersoggettivi all’interno degli Stati e nella Comunità internazionale.
E’ imprescindibile la riscoperta della solidarietà quale matrice comune per la costruzione di un nuovo Mondo che faccia della persona umana e della sua dignità l’insostituibile perno.
Quello “organizzato” finora non è “il migliore dei mondi possibili” né l’unico configurabile.
PARTECIPIAMO, con entusiasmo e fiducia, alla ricostruzione del Pianeta, “realizziamo” uniti l’”Utopia”.
Il Troglodita
3 commenti:
Manlio crescenzi scrive:
Commento anche relativo al precedente articolo, diviso in Parte 1 e Parte 2 per eccessiva lunghezza.
PARTE 1
Qui non si tratta di chiedersi se mantenere in vita il Patto Sociale ma piuttosto di chiedersi che cosa fare per ripristinare i principi fondamentali di quel patto tra cui principalmente il possesso della Sovranità da parte del popolo (Rousseau). Tale sovranità non è divisibile, è separata dal governo che ha il compito di attuare le leggi. Sovranità che è stata violata ed è continuamente violata da governi che emanando disposizioni dannose per il popolo agiscono evidentemente in opposizione alla “volontà generale” che (sempre Rousseau) è espressione di tale sovranità.
Riprendiamoci dunque la nostra sovranità imponendo ai detentori del solo potere esecutivo l’attuazione di disposizioni veramente utili ed indispensabili per uscire dall’attuale crisi economica che rischia in breve di far collassate in modo irrevocabile la nostra economia.
La situazione è gravissima. Il rischio, come ormai sappiamo tutti, è che i ns titoli siano svenduti dai detentori ( il 44 % stranieri) impauriti dalla possibilità che l’Italia vada in bancarotta e non riesca più a pagare il debito, obbligandoci così ad aumentare l’interesse per potere vendere , nelle aste, i titoli che saranno successivamente emessi per pagare gli interessi dei titoli in scadenza.
Ciò farebbe diminuire le risorse dello stato indispensabili per il mantenimento dei servizi, farebbe aumentare gli interessi chiesti dalle banche alle imprese o ai cittadini, renderebbe impossibile stipulare un mutuo, avviare una nuova azienda o mantenere in vita quelle già esistenti diminuendo la capacità produttiva del Paese.
Il ripetersi di questa cosa porterebbe appunto alla bancarotta.
Non è affatto detto che le misure, così penalizzanti, in corso di approvazione da parte del Governo siano sufficienti ad evitare il disastro, soprattutto per il motivo che, non incidendo tali misure sulla capacità produttiva del Paese, non garantiscono affatto i detentori dei titoli di stato e i futuri possibili acquirenti dal rischio di insolvibilità.
Non ci vuole un genio per capire che l’acquisizione di risorse, da solo, garantisce solo per il breve periodo, mentre è la capacità produttiva che estende tale garanzia al lungo periodo.
manlio crescenzi scrive
PARTE 2
Le misure da adottare devono essere incentrate su tre esigenze fondamentali:
1) reperire risorse per incrementare la produzione, così da consentire il mantenimento e l’incremento dei posti di lavoro, l’aumento delle entrate fiscali, l’incremento della domanda interna e delle esportazioni
2) introdurre misure capaci di incrementare la produzione (quali solo per fare un esempio, dopo aver individuato le produzioni più suscettibili di miglioramento e di richiesta all’estero, l’investimento pubblico nella ricerca, in associazione a gruppi di imprese collaboranti e la riduzione fiscale per le imprese che investiranno in tal senso, contemporaneamente PORTANDO DAL 12,5% AL 50 % la tassa sui proventi finanziari così da scoraggiare chi preferisce utilizzare in tal modo gli utili invece di destinarli all’investimento produttivo)
3) salvaguardare il benessere dei cittadini, la loro dignità, il loro lavoro
Sempre per fare un esempio, con riferimento al punto 1), si potrebbe pensare a:
-una riduzione della spesa corrente statale adottando le seguenti misure (così come pensate e non in ordine d’importanza).
1) abolizione del finanziamento pubblico ai partiti ( o di qualsiasi rimborso elettorale)
2) abolizione di tutte le Province (non solo di quelle c.d. inutili!)
3) immediata revoca e messa all’asta di tutte le licenze demaniali pubbliche (ad es. spiagge..)
4) revoca di tutte le baby pensioni agli ex parlamentari o comunque ex operatori della politica
5) abolizione del finanziamento pubblico alla stampa quotidiana e settimanale
6) riforma organica della disciplina degli appalti pubblici, che dovranno essere gestiti da un ente centrale unico alla presenza di funzionari della Guardia di Finanza e nuova disciplina sulla trasparenza dell’esecuzione dei lavori . Si eviterebbero così perdite di tempo e denaro nei lavori pubblici
7) soppressione di varie società partecipate
8) risoluzione dei contratti di locazione che gravano su Stato ed enti locali e ricorso all’acquisto degli immobili stessi (solo ove effettivamente utilizzati)
9) nuova disciplina delle sanzioni in caso di evasione fiscale con possibilità di chiudere l’esercizio o sospendere dall’esercizio della professione fino ad un massimo di 4 anni
10) creazione di un sistema di controlli fiscali continui e periodicamente obbligatori con agenti in borghese in studi privati, esercizi commerciali etc. con pubblicazione periodica del numero dei controlli eseguiti
11) gestione diretta delle intercettazioni tramite l’acquisto dei macchinari da parte delle Procure
12) etc. etc.
Le misure che potrebbero essere adottate quindi sono molteplici e non difficili da individuare. E’ però indispensabile, di fronte all’estrema gravità di questo momento, RIAPPROPIARCI della nostra sovranità.
Quello che occorre pertanto è diffondere con ogni mezzo la proposta di costituire un gruppo di cittadini che discuta e proponga tali misure. La via telematica è indispensabile (Guardate che cosa sono riusciti a fare in Islanda per via telematica !!!!!!!!!!).
Dopo la proposizione pubblica di tali disposizioni occorre che il parlamento e il governo NE TENGANO CONTO !!!!
In caso contrario milioni di persone dovranno scendere in piazza per dimostrare la loro disapprovazione !
La piazza funziona quando è propositiva ! Riprendiamoci la nostra sovranità ! Decidiamo noi cosa fare! Non fidiamoci più di nessuno ! Occorre che venga fuori la nostra voce MA NON SOLO PER PROTESTARE, BENSI’ PER PROPORRE
Condivido quasi appieno le misure proposte dal "commentatore" che mi ha preceduto. A queste aggiungerei un drastico taglio di stipendi e indennità parlamentari (e non solo nazionali - non ci deve essere una gretta "convenienza" a "servire" i cittadini) e una revisione al ribasso anche di quelli della pubblica dirigenza (solo chi ha effettivamente gravi responsabilità nella gestione della res publica deve ricevere degli emolumenti adeguati se dimostra di saperla gestire).
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