giovedì 26 aprile 2012
CONCLUSIONE sul finanziamento ai partiti
A conclusione di quanto sopra e riferendomi al titolo, il Finanziamento dei Partiti, ritengo indispensabile che questo sia eliminato subito e che contemporaneamente (SE NON ORA QUANDO ?) si ricominci da zero sull'argomento della rappresentatività politica ripensando alle modalità di espressione della volontà popolare senza tener conto alcuno dell'esistenza dei partiti attuali.
Il modo può esistere, nel rispetto della Costituzione (ovviamente) .....Al solo scopo di dimostrare che è possibile, nel mio prossimo post vorrei descrivere un'ipotesi relativa a tale modalità, invitando tutti ad un pensiero comune.
Svegliamoci (lo dico anche a me stesso ovviamente).............. prima che sia troppo tardi !!!!
ANCORA SUL FINANZIAMENTO PUBBLICO DEI PARTITI
Io ritengo però che il problema debba essere affrontato in modo diverso.
Partiamo da una considerazione storico-politica certamente ardita su cui sarebbe bene avviare un utile confronto. L'Italia non si è mai dotata di una struttura di governo corrispondente realmente ad una democrazia. La repubblica proclamata dopo la fine della monarchia nel 1946 certamente fu basata su di una validissima Costituzione ma di fatto produsse un sistema di governo che corrispose e corrisponde in tutto ad una oligarchia, l'oligarchia dei partiti, del tutto simile, nella sostanza, alle oligarchie aristocratiche o aristocratiche-mercantili che avevano dominato nei secoli gli stati costituenti l'Italia prima della sua unificazione. Sto chiaramente semplificando quando utilizzo gli aggettivi "aristocratiche e aristocratiche-mercantili" ma per questa volta tralasciamo l'approfondimento storico.
Ritengo che l'organizzazione interna, il funzionamento dei partiti e la gestione del potere dopo l'acquisizione delle cariche istituzionali corrispondenti alle funzioni legislativa ed esecutiva possano configurarsi come una oligarchia, cioè un governo esercitato da pochi. Se questi pochi fossero quelli scelti veramente e consapevolmente dal popolo chiaramente non sarebbe un'oligarchia. Si può parlare di oligarchia (ed è il nostro caso) quando questi pochi sono l'espressione di una minoranza che si appropria del potere in modo illegittimo.
Io dico che questa illegittimità viene nascosta dalle operazioni di voto, eseguite in modo legittimo, ma esiste ed è dimostrabile.
L'illegittimità infatti non è e non può essere formale ma è sostanziale. Risiede nella convinzione che il nostro popolo non si sia mai appropriato, pur potendolo (dopo la proclamazione della repubblica), del diritto e della facoltà di esprimere la propria volontà politica. Riflettiamo un attimo sul fatto che la volontà di un gruppo di individui possa esprimersi solo con
1. aggregazione; 2. confronto; 3. condivisione della forma espressiva dell'opinione comune
Il fatto è che il popolo Italiano fino ad ora non si è mai reso conto in pieno di tale abuso e di tale usurpazione. In questa “ingenuità” io ritengo che risieda l'illegittimità di cui sopra.
Ma da dove nasce questa “ingenuità” ? Nasce dal fatto che il nostro popolo non ha ancora preso piena coscienza dei propri diritti (e doveri) democratici, perchè da secoli abituato ad essere governato dall'alto, perchè non erede di una rivoluzione francese, perchè nella gloriosa (lo dico con orgoglio) temperie delle lotte per l'unificazione ha dovuto, per tanti motivi, preferire l'alternativa monarchica a quella mazziniana.
Ha poi subito la dittatura fascista......Ci vogliamo anche aggiungere l'analfabetismo (non solo Italiano) di inizio Novecento ?
Tante altre motivazioni di minor portata potremmo aggiungere, per giustificare quell'”ingenuità” ! MA ORA BASTA ! Ora non ci sono più giustificazioni. Ora il nostro popolo ha il dovere di appropriarsi, finalmente, del suo diritto a decidere il proprio destino e riscattarsi finalmente dalla soggezione ai partiti consolidati, che ancora oggi si mostrano sicuri della loro forza e del loro potere, non vergognosi dei disastri di cui sono responsabili .
Siamo un popolo maturo ed intelligente, non siamo bambini bisognosi di essere condotti per mano, di essere guidati da politici che sono o decisamente corrotti e disonesti oppure sono travolti dal sistema finalizzato solo alla conservazione del potere e non al bene del Paese, così da fagocitare tutte le eventuali buone qualità possedute dai singoli.
martedì 24 aprile 2012
Breve domanda banale
Angela Merkel insegue il consenso elettorale interno ma, né lei né molti suoi connazionali sembrano ricordare che le esportazioni Tedesche hanno per il 50-60% come destinazione il resto dell'Europa.
Indebolire il Continente e precipitarlo in una depressione lunga e profonda può giovare, nei tempi lunghi,
ai cittadini tedeschi?
Chi ha paura di Hollande?
lunedì 23 aprile 2012
Fermiamo la diligenza
domenica 22 aprile 2012
RIMBORSI ELETTORALI E FINANZIAMENTO PUBBLICO DEI PARTITI
domenica 15 aprile 2012
DESOLANTE
L’11 mattina u.s. ho preso il trenino, proveniente da Grotte Celoni e, dalla fermata fra la via Casilina e via di Tor Tre Teste, sono arrivato fino alle Laziali (il capolinea).
Durante il non breve percorso, ho avuto modo di constatare, guardando fuori dal finestrino, quanto fosse socialmente pesante l’impatto della crisi economico-finanziaria che, da oltre un anno, ci stringe nella sua spietata morsa.
Dove, in passato, era presente una rete di piccoli negozi e laboriose imprese (soprattutto nella tratta via di Torpignattara-Laziali) oggi è possibile trovare una sala per la raccolta delle scommesse, un compro oro, una banca, una serie di negozi cinesi (raggruppati, in particolare, nella zona del Pigneto) ed una sconcertante miriade di locali chiusi che vengono proposti in vendita o in affitto.
Qualcuno potrà giustamente obiettare che di segnali ce ne sono stati e ce ne sono tantissimi altri, probabilmente, anche più gravi ed evidenti.
E’ vero, tuttavia, lo scarso numero di attività e la tipologia degli esercizi aperti mi ha profondamente rattristato.
La domanda che mi sono posto è stata: “da dove ricominciare?”
Continuo a pensare ad un tessuto di cooperative vere (non quelle nelle quali esiste un gestore-padrone che si arricchisce e tanti sottopagati “soci”-dipendenti) che si occupino sia della produzione che della distribuzione e che, accantonato quanto necessario per i reinvestimenti, distribuiscano gli utili ai soci conseguendo il duplice risultato di garantire i necessari reinvestimenti e di evitare eccessive concentrazioni di ricchezza. Mai come in questo momento, credo sia indispensabile riequilibrare e diffondere il reddito.
Importante, peraltro, credo sia impedire la “cementificazione” selvaggia delle residue aree coltivabili. E’ estremamente preoccupante il ritmo con il quale stanno scomparendo le campagne.
Alcuni Paesi (ad esempio, la Repubblica Popolare Cinese), solitamente lungimiranti, stanno acquistando aree coltivabili nell’intero pianeta e stanno effettuando studi approfonditi per garantirsi, in futuro, adeguate risorse idriche.
Non sarà forse il caso che anche il nostro Paese, come Stato, oltre, ovviamente, a garantire la sicurezza e la salute dei cittadini, inizi a progettare il proprio futuro indirizzando le proprie attenzioni ed impegnando idonee risorse (si tratta di scegliere dove impegnare le poche disponibili) sul rifacimento delle reti idriche nazionali (evitando deleterie privatizzazioni che, come ampiamente dimostrato dall’esperienza, assicurano lauti guadagni ai privati ed ingenti costi alle casse pubbliche senza garantire alcun migliore standard di servizi per i cittadini) sull’agricoltura (comprensiva dell’acquacoltura), sulla produzione di energia (in proposito, sembra ci siano interessanti risultati provenienti da studi italiani in materia di “fusione fredda”) e sulla scuola e la ricerca?
Temo che nella confusione pubblico-privato che caratterizza l’Italia, lo Stato sia incapace di delineare, con chiarezza il proprio ruolo e che abbia, in nome degli “equilibri” garantiti dal “mercato”, abdicato alla propria funzione di guida dei destini collettivi, limitandosi spesso (e tralascio qualsiasi considerazione sulla corruzione ed il malaffare) a garantire, a spese di tutti, il benessere di imprese incapaci di avere un ruolo, o anche solo di sopravvivere autonomamente, sul mercato globale.
giovedì 12 aprile 2012
Credere in un mondo migliore - Il nostro Paese
Ogni momento storico ha avuto i suoi punti di rottura.
Nella società italiana si sta consumando un momento di "confusione" politica, economica e sociale.
E' necessario credere in un rinnovamento profondo delle istituzioni che nei principi ispiratori e nelle norme generali possono essere considerate valide, ma nell'applicazione pratica risentono degli "individualismi" e dei "particolarismi" propri di ogni categoria sociale.
E' difficile ricomporre un Paese squarciato da quasi vent'anni di "telecrazia" e da un populismo che ha portato allo svuotamento di tutti i valori principali di solidarietà, pace e crescita comune che ispirano la nostra Costituzione e i Trattati istitutivi dell'Unione Europea.
Senza demagogia si dovrebbe partire da una richiesta di giustizia "certa" in tutti i settori e con la piena consapevolezza che le pene siano certe ed eque.
Poi un concetto di partecipazione alle spese della collettività il cui esborso in tasse possa "rientrare" sottoforma di servizi di qualità giusti, equi e accessibili a tutti.
Sul versante politico si dovrebbe partire dalla "registrazione" dei partiti e dei sindacati che attualmente svolgono funzioni enormi della vita del Paese e dell'Unione Europea senza nemmeno avere uno status giuridico riconosciuto dallo Stato e non essendo soggetti a controlli e certificazioni di bilancio.
Il sistema bancario dovrebbe essere al servizio della piccola e media impresa (tessuto connettivo di tutta l'economia italiana) ed avere un vero ad approfondito controllo da parte della Banca d'Italia, eliminando la gestione per fondazioni.
I figli degli immigrati dovrebbero avere l'immediata cittadinanza italiana in caso di nascita sul nostro territorio (jus soli) con procedure di acquisizione della cittadinanza anche per gli stranieri immigrati che risiedano, con contratto di lavoro, da almeno dieci anni (eventualmente da rivedere, in meno, il numero degli anni necessari).
L'Università dovrebbe avere finanziamenti diretti in linea con le percentuali dei migliori cinque paesi UE che investono in Ricerca e Sviluppo, mentre la formazione professionale dovrebbe avviare i giovani al lavoro, valorizzando il "made in Italy", le filiere "enogastronomiche", gli impieghi nel turismo e nella cultura e l'industria innovativa.
Le energie rinnovabili dovrebbero essere incentivate anche con l'utilizzo di mezzi di trasposto a basso impatto ambientale e con sistemi incentivanti per imprese e consumatori.
Per i giovani si dovrebbe investire in una cultura non più imperniata negli schemi rigidi di una Scuola che ha subito riforme negative e che ha fatto "categorizzare" gli istituti di serie A (i licei) e di serie B (gli istituti tecnici e professionali). E' necessario motivare fortemente il corpo docente che sia in grado di indirizzare (anche con più materie a scelta, come nel modello anglosassone dei College) che a sua volta sappia “far innamorare” della Cultura gli studenti (come molti delle generazioni precedenti, dal ’60 al ’75 per esempio, hanno fortunatamente avuto).
Per la sanità, semplicemente prendere esempio dai casi di eccellenza di Emilia, Toscana, Trentino, Val d'Aosta e altre Regioni virtuose. Con scambi “culturali” e dirigenti di Asl e Aziende Ospedaliere non più nominati dai politici.
Eppoi tante tante atre cose . . . come L’Arte, la Cultura la Musica che hanno reso grande questo Paese, sempre in primo piano.
Soprattutto mettere ognuno di noi qualcosa di positivo e fare ognuno il nostro dovere.
Non avendo paura di denunciare le situazioni che non vanno, scordandosi di appartenere ad una categoria “privilegiata” ma dare il massimo per tutti.