giovedì 12 aprile 2012

Credere in un mondo migliore - Il nostro Paese

Ogni momento storico ha avuto i suoi punti di rottura.
Nella società italiana si sta consumando un momento di "confusione" politica, economica e sociale.
E' necessario credere in un rinnovamento profondo delle istituzioni che nei principi ispiratori e nelle norme generali possono essere considerate valide, ma nell'applicazione pratica risentono degli "individualismi" e dei "particolarismi" propri di ogni categoria sociale.
E' difficile ricomporre un Paese squarciato da quasi vent'anni di "telecrazia" e da un populismo che ha portato allo svuotamento di tutti i valori principali di solidarietà, pace e crescita comune che ispirano la nostra Costituzione e i Trattati istitutivi dell'Unione Europea.
Senza demagogia si dovrebbe partire da una richiesta di giustizia "certa" in tutti i settori e con la piena consapevolezza che le pene siano certe ed eque.
Poi un concetto di partecipazione alle spese della collettività il cui esborso in tasse possa "rientrare" sottoforma di servizi di qualità giusti, equi e accessibili a tutti.
Sul versante politico si dovrebbe partire dalla "registrazione" dei partiti e dei sindacati che attualmente svolgono funzioni enormi della vita del Paese e dell'Unione Europea senza nemmeno avere uno status giuridico riconosciuto dallo Stato e non essendo soggetti a controlli e certificazioni di bilancio.
Il sistema bancario dovrebbe essere al servizio della piccola e media impresa (tessuto connettivo di tutta l'economia italiana) ed avere un vero ad approfondito controllo da parte della Banca d'Italia, eliminando la gestione per fondazioni.
I figli degli immigrati dovrebbero avere l'immediata cittadinanza italiana in caso di nascita sul nostro territorio (jus soli) con procedure di acquisizione della cittadinanza anche per gli stranieri immigrati che risiedano, con contratto di lavoro, da almeno dieci anni (eventualmente da rivedere, in meno, il numero degli anni necessari).
L'Università dovrebbe avere finanziamenti diretti in linea con le percentuali dei migliori cinque paesi UE che investono in Ricerca e Sviluppo, mentre la formazione professionale dovrebbe avviare i giovani al lavoro, valorizzando il "made in Italy", le filiere "enogastronomiche", gli impieghi nel turismo e nella cultura e l'industria innovativa.
Le energie rinnovabili dovrebbero essere incentivate anche con l'utilizzo di mezzi di trasposto a basso impatto ambientale e con sistemi incentivanti per imprese e consumatori.
Per i giovani si dovrebbe investire in una cultura non più imperniata negli schemi rigidi di una Scuola che ha subito riforme negative e che ha fatto "categorizzare" gli istituti di serie A (i licei) e di serie B (gli istituti tecnici e professionali). E' necessario motivare fortemente il corpo docente che sia in grado di indirizzare (anche con più materie a scelta, come nel modello anglosassone dei College) che a sua volta sappia “far innamorare” della Cultura gli studenti (come molti delle generazioni precedenti, dal ’60 al ’75 per esempio, hanno fortunatamente avuto).

Per la sanità, semplicemente prendere esempio dai casi di eccellenza di Emilia, Toscana, Trentino, Val d'Aosta e altre Regioni virtuose. Con scambi “culturali” e dirigenti di Asl e Aziende Ospedaliere non più nominati dai politici.

Eppoi tante tante atre cose . . . come L’Arte, la Cultura la Musica che hanno reso grande questo Paese, sempre in primo piano.

Soprattutto mettere ognuno di noi qualcosa di positivo e fare ognuno il nostro dovere.

Non avendo paura di denunciare le situazioni che non vanno, scordandosi di appartenere ad una categoria “privilegiata” ma dare il massimo per tutti.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Considerato l'elevato numero di tematiche affrontate, con lucidità e purezza di spirito, nell'articolo, al fine di non essere dispersivo, intendo limitare il commento ad un paio di argomenti ponendo un paio di domande:
1) dove reperire, nell'immediato, le risorse per
garantire gli investimenti indicati;
2) se, preso atto della difficoltà competitiva dell'imprenditoria italiana in un'economia globalizzata, non sia il caso di ripensare al modello impostato sulla piccola impresa e, magari, incentivare aggregazioni in forma cooperativa e/o consortile.
piccola impresa,

ANDREA ha detto...

Per le risorse avere il coraggio di eliminare ogni spreco soprattutto nella pubblica amministrazione, combattere il sommerso e l'evasione fiscale e contributiva, ma realmente, con un recupero immediato di decine di miliardi di euro.

ANDREA ha detto...

Poi eliminare le spese per gli armamenti (con riconversione delle industrie in aerospaziali) e per i militari.
Sul secondo punto sono in parte d'accordo.ma penso che la piccola e media impresa, soprattutto nel prodotto di qualità made in Italy sia ancora una realtà viva e vitale. Le aggregazioni in cooperative e associazioni sarebbero importanti per partecipare alle gare europee.
Incentivare inoltre i distretti classici o innovativi delle calzature, del tessile, della plastica, ecc. e considerare l'indotto dell'industria e delle costruzioni soprattuto nella ristrutturazione e rivalutazione del patrimonio immobiliare e degli arredi urbani.

ANDREA ha detto...

Le cosiddette Reti di impresa dovrebbero diventare una realtà, se questo lungimirante ministro iniziasse a proporre qualcosa per lo sviluppo.
Sentivo oggi a un programma che le industrie venete del tessile e calzature chiedono modellisti,a 3/4 mila euro al mese . . . Perché non incentiviamo più la scuola professionale quando poi abbiamo il più altro abbandono scolastico e universitario d'europa?

ANDREA ha detto...

Se non diamo gli strumenti ai nostri ragazzi per crearsi un futuro, che futuro ha il nostro Paese?