venerdì 24 giugno 2011

Il "prestigioso" danno all'Italia

Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha dichiarato, poco fà, che Mario Draghi, in ragione dei suoi meriti personali (bontà sua) e grazie all'opera del governo (SIC!), è stato nominato Presidente della BCE.
In realtà, è incredibile che una candidatura, accompagnata dal prestigio di cui gode in tutta Europa l'italiano, abbia avuto tante difficoltà ad ottenere successo. Il problema, probabilmente, è stato determinato dall'assoluto dilettantismo con il quale è stata condotta l'intera vicenda: le dichiarazioni avventate, indebite ed inopportune, di Silvio Berlusconi e del Presidente francese Sarkozy, in merito all'abbandono dell'incarico (estraneo ai poteri di entrambi) ricoperto, nel Consiglio dell'Istituto, dall'italiano Bini Smaghi, hanno irritato quest'ultimo. Non senza ragioni, infatti, Bini Smaghi ha rivendicato la propria autonomia dai due presidenti e fatto intendere che le dimissioni dipendono, esclusivamente, dalle sue determinazioni. Ovviamente, causato l'inconveniente, è stato necessario esercitare, attraverso le più alte cariche dello Stato, tutte le pressioni possibili affinché il consigliere italiano che aveva, tra l'altro, sostenuto la candidatura di Mario Draghi, rassegnasse le dimissioni.
Secondo organi di stampa, sarebbe sopraggiunto, preliminarmente alla nomina di Draghi alla presidenza (ed a seguito di promesse, del presidente del consiglio, di prestigiosi incarichi presso la Banca d'Italia), l'impegno assunto da Bini Smaghi di dimettersi entro l'anno (tanto per rimarcare la propria autonomia da Berlusconi e Sarkozy).
Ma andiamo a vedere, attraverso la spietatezza ed obiettività dei dati, alcune altr e componenti del "prestigioso" danno che questo governo sta provocando all'Italia grazie alla sua ostinata permanenza in carica.
Il principale è scaturito dalle incaute dichiarazioni rilasciate, dopo le sonore "bastonate" riportate alle urne, da autorevoli esponenti dell'attuale maggioranza parlamentare.
L'intenzione di procedere, costi quel che costi (agli italiani), ad una manovra fiscale che ha come presupposto la riduzione della pressione fiscale, ha "innervosito" i mercati. Le Agenzie di ratings hanno subito "ordinato" degli altolà (mettendo sotto osservazione i comportamenti), minacciando il un declassmaneto del grado di affidalità del Paese e, a cascata, di quello delle grandi imprese pubbliche e degli istituti bancari. Il tutto ha avuto, oggi, come prevedibile, pesantissime ripercussioni sulle quotazioni in borsa dei titoli di questi ultimi.
Lo spread fra i titoli del debito italiano e quelli del debito tedesco è al massimo livello (oltre 220 punti) da quando è stato creato l'euro.
L'irresponsabile opposizione della Lega Nord al decreto che avrebbe consentito la distribuzione, sull'intero territorio nazionale, della spazzatura accumulata nelle strade di Napoli, sta creando un'emergenza sanitaria e potrebbe causare l'insorgenza di epidemie pericolose per l'intera cittadinanza italiana.
L'estrema precarizzazione del lavoro e gli insulti alle vittime (da parte di un ministro della Repubblica) sono l'indice di una situazione fuori controllo.
L'intervenire militarmente in un Paese confinante e non saper prevedere né, tantomeno, prevenire l'inevitabile fuoriuscita di profughi, dimostra preoccupanti deficit nelle strategie e nell'attività di governo.
La "inspiegabile" perdita, da parte della RAI, delle trasmissioni di maggior ascolto, unita alle ventilate ipotesi di aumento del canone, fanno riflettere sui meriti dell'attuale direzione dell'Ente pubblico e, soprattutto, sull'applicazione del criterio meritocratico sull'operato dei manager che la compongono.
L'elenco potrebbe, purtroppo, continuare a lungo. Quanto sommariamente riportato, però, è sufficiente a farci chiedere se il Presidente della Repubblica, anche alla luce dei risultati delle recenti consultazioni popolari e, in particolare, dei referendum che hanno bocciato, incontrovertibilmente, progetti essenziali del programma del governo, debba continuare ad astenersi dall'intervenire.

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