mercoledì 22 giugno 2011

Il voto di fiducia sul Decreto Sviluppo e la tenuta del governo

L'esito delle votazioni sulla fiducia, chiesta alla Camera dei Deputati dal governo, sul c.d. "Decreto Sviluppo", ha evidenziato una situazione prevista ma, non per questo, meno preoccupante. C'é un buon numero di Deputati che, pur di completare la legislatura ed assicurarsi il diritto alla pensione di parlamentare della Repubblica, è disposto a lasciar "spegnere" mestamente l'Italia.
Lo spauracchio di una mancanza di alternativa a questo governo, così come il ventilato pericolo dell'aggressione della speculazione finanziaria internazionale in caso di caduta dell'attuale esecutivo, sono state smentite dalle contemporanee dichiarazioni di una delle tre agenzie di rating (Fitch Ratings).
L'affidabilità dell'Italia non sarebbe collegata alla tenuta del governo, bensì alla coerenza ed alla serietà con le quali, indipendentemente dal governo che sarà alla guida del Paese, verrà dimostrata la reale volontà di attuare la manovra di rientro dei 46 miliardi di euro nel prossimo triennio.
Evocare, quindi, l'attenzione delle agenzie di rating e dei mercati internazionali, ha rappresentato, per l'attuale primo ministro, un ulteriore boomerang.
E' proprio questo governo, infatti, che, nel disperato tentativo di riconquistare un qualche consenso nel Paese, può rappresentare un pericolo per l'Italia e l'occasione, per la speculazione internazionale, di scatenarsi contro l'Italia.
L'annunciata riforma fiscale, con relativo (seppur effimero) "taglio" delle imposte, suonerà (come, peraltro, è stato preannunciato) come un richiamo irresistibile per le stime al ribasso delle Agenzie di rating che hanno già posto sotto particolare osservazione l'Italia e le imprese pubbliche di maggiore rilevanza.
L'alternativa, ad esecutivo invariato, sarà assistere all'ennesima pantomima nella quale vengono assicurati miracoli per poi produrre il nulla oppure subire il massacro sociale di misure insignificanti che, comunque, graveranno sulle disastrate situazioni degli strati più poveri della popolazione e provocheranno un declassamento del livello di affidabilità del Paese con tutte le annesse e connesse conseguenze.
Il miagolio della Lega espresso a Pontida (dove ci si attendeva un ruggito seppur rauco) ed il guaito espresso in risposta dal sindaco di Roma e dalla governatrice della Regione Lazio, fanno propendere per la prima ipotesi.
Aumenterà la propaganda e la violenza contro il dissenso, così come, con l'ausilio di coloro che puntano a maturare la pensione, andrà a buon fine qualche misura in tema di giustizia che salvi dai processi Silvio Berlusconi e non solo lui (secondo quanto sembra emergere dalle indagini sulla c.d. P4, saranno in molti ad essere interessati a "spuntare" ulteriormente gli strumenti di indagine dei quali si avvalgono i Pubblici Ministeri).
L'unica possibilità che l'opposizione ha per portare l'Italia al di fuori di questo "pantano" è quella di essere compatta, indipendentemente dal percorso sviluppato finora, nel contrastare tutte le misure necessarie ad introdurre la riforma federale in Italia.
I cittadini devono essere chiamati ad esprimersi, attraverso il referendum costituzionale consultivo, sull'introduzione del federalismo fiscale.
Nessun patto che preveda, in cambio della riforma elettorale, l' introduzione del senato federale, deve essere garantito alla Lega Nord.
Se intende consumarsi nell'attuale governo si accomodi pure. L'incapacità di trasformarsi in partito di governo è evidente a tutti gli elettori. I Milanesi, che, quanto a pragmatismo sono imbattibili, hanno colto la sostanza di un movimento che, oltre ad esaurire la propria spinta propulsiva, ha mostrato tutti i propri limiti ed hanno lasciato, ad una sparuta minoranza di "secessionisti" padani, il desiderio di essere "governati" dall'improvvisata armata Brancaleone del Senatùr.

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